Cremazione: Magoga (“L’Azione”), “corpo e comunità vanno onorati anche nella morte”

“Il corpo, attraverso il quale ci mettiamo in relazione con gli altri, e la comunità, ovvero l’intreccio di legami dentro cui ogni cristiano è generato e sviluppa la propria esistenza, vanno onorati durante la vita, certamente, ma anche nella morte”. È quanto scrive Alessio Magoga, direttore de “L’Azione”, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale della diocesi di Vittorio Veneto. Richiamando il testo di una canzone di qualche anno fa – “Sono orfano della morte e quindi della vita” – Magoga evidenzia il “rischio, molto concreto, della nostra società che da decenni sembra voler emarginare la morte”. “Lo denunciava, tra i primi, anche Vittorio Messori in ‘Scommessa sulla morte’”, osserva il direttore, sottolineando come “paradossalmente si assiste poi allo strano spettacolo per il quale diventa un problema la partecipazione dei bambini al funerale di un parente o di una persona cara, mentre lasciarli in balia di se stessi a navigare tra videogiochi di guerra, in mezzo a tutto quello che di spaventevole e di mortifero si può trovare sul web, è considerato svago legittimo”. Pur non trascurando che “in alcuni casi il coinvolgimento emotivo è molto forte”, per cui “è bene che i più piccoli vadano tutelati”, ci sono però “altri casi in cui sembra ci sia un eccesso di protezione che non permette di fare i conti con la realtà e non fa crescere né maturare”. Secondo Magoga, “la fede offre delle parole ‘sensate’ per dare risposta agli interrogativi dei più piccoli e per fare intuire loro che c’è una vita anche dopo questa vita”. Per questo “la festa di Ognissanti e la commemorazione dei fedeli defunti, con i propri riti, diventano l’occasione per tornare sul mistero della morte – e della vita -, per guardarlo da cristiani con gli occhi della fede”, riconosce il direttore che, ricordando il recente documento “Ad resurgendum cum Christo”, evidenzia come “questo sottolinea l’importanza del corpo e della dimensione comunitaria – non privatistica – della morte”. “È questo il senso del divieto della dispersione o della conservazione in abitazione privata delle ceneri dei defunti”, spiega Magoga, secondo cui “l’individualismo, che ci rende orfani della comunità, rischia di oscurare il nostro sguardo e di non farci cogliere il valore di queste realtà che la tradizione cristiana da sempre riconosce e apprezza”.

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