Cremazione: Croce (“Gazzetta d’Asti”), evitare di “dare venerazione e culto alla creatura invece che al Creatore”

“Il cristiano deve considerarsi tempio dello Spirito Santo, nell’interezza della sua persona, anima e corpo, chiamato alla pienezza finale della risurrezione, ma sempre in quanto affiliato a Dio come creatura e figlio. In questa prospettiva onora la salma, ora anche la ceneri, dei congiunti defunti, pregando per la loro ‘ammissione’ alla visione di Dio che giungerà a pienezza nel giorno della manifestazione finale di Cristo Gesù, vincitore della morte perché vincitore del peccato. Non li venera e non li adora. Sono fratelli e basta”. È quanto ricorda Vittorio Croce, direttore della “Gazzetta d’Asti”, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale diocesano astigiano. “La visione biblica della sepoltura la vede legata alla terra, in senso materiale ma anche con valore simbolico”, sottolinea Croce, secondo cui si tratta di una “una visione sempre più lontana, visto che di fatto la sepoltura ‘moderna’ avviene per noi quasi sempre in una tomba costruita come casa vera e propria, in mattoni o in cemento o in marmo addirittura”. “La sopravvenienza recente e sempre più frequente della cremazione ha ancora spostato l’obiettivo, dalla tomba all’urna”, aggiunge il direttore, osservando che “adesso l’utilizzo delle ceneri del congiunto finisce per qualcuno di diventare oggetto di culto, conservate in casa e venerate come un idolo sacro, oppure sparse nell’acqua o nella terra a significare il ritorno cosmico al grembo della Madre Terra (proprio con la maiuscola come il Padre Dio!)”. “Su questo punto – conclude don Croce – interviene la nota recentissima della Congregazione per la Dottrina della fede a invitare i cristiani o comunque tutte le persone rispettose dell’insegnamento biblico ad evitare questa involuzione tutto sommato idolatrica, che rischia cioè da dare venerazione e culto alla creatura invece che al Creatore”.

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