Maduro in visita dal Papa: i vescovi venezuelani, “salto di qualità verso il dialogo, poi il referendum revocatorio”

La visita del presidente del Venezuela Nicolas Maduro al Papa è “un passo molto positivo” e “un salto di qualità” verso l’apertura di un dialogo. Ma bisogna “ricordare che il dialogo non dovrà essere inteso in sostituzione al referendum revocatorio, altrimenti sarebbe contrario ad un diritto stabilito dalla Costituzione”. Lo afferma in una intervista al Sir il presidente della Conferenza episcopale del Venezuela monsignor Diego Padrón, arcivescovo di Cumanà, commentando la visita privata a sorpresa del presidente Maduro a Papa Francesco, lunedì sera. Un gesto che apre nuove speranze per l’apertura di un dialogo tra governo e opposizione, a fronte di una grave crisi politica, sociale ed economica che sta colpendo il Paese. “Sono molto felice per questa visita al Papa – dice monsignor Padrón -. Penso possa essere una risposta alla lettera che il Papa ha inviato questa estate a Maduro, ma alla quale il presidente non aveva ancora risposto”. Dopo l’incontro del presidente Maduro con Papa Francesco, osserva, “c’è stato un salto di qualità: la prossima domenica, 30 ottobre, si svolgerà un incontro che rappresenterà un passo in avanti nella ricerca del dialogo, che non è ancora cominciato formalmente. Saranno messi sul tavolo soltanto i temi più importanti. Sarà sicuramente una opportunità per mettersi d’accorso su alcune questioni essenziali”. All’incontro del 30 ottobre il presidente dei vescovi venezuelani sa che parteciperanno “il sindaco di Caracas Jorge Rodriguez, l’ex ministro degli affari esteri Elías Jaua Milano, il rappresentante del Venezuela all’Onu Roy Chaderton”, “il segretario della Mesa de la Unidad Democrática e altre due persone di cui non ricordo il nome, tra cui il secondo vicepresidente dell’assemblea nazionale. Ci saranno anche i rappresentanti della Chiesa, il nunzio apostolico in Venezuela mons. Aldo Giordano e il nunzio apostolico in Argentina mons. Paul Emil Tscherrig”. Si tratta quindi di “un momento molto delicato ed importante per il Venezuela” a patto che il dialogo non sia “inteso in sostituzione al referendum revocatorio”: “Se il popolo elegge i propri rappresentanti e lo stesso presidente, allo stesso modo ha il diritto di revocarli quando pensa sia opportuno – sottolinea -. Togliere la facoltà di revocazione equivale a togliere la capacità di eleggere il presidente. Sarebbe un attentato contro la libertà del popolo e un colpo durissimo alla democrazia”. “Ci auguriamo – conclude – che il governo sia disponibile ad un dialogo serio”.

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