Pensioni: allarme agricoltori, giovani con assegno sotto i 300 euro

(DIRE-SIR) – “Abbiamo 400 mila ex agricoltori che guadagnano meno di 660 euro al mese, quindi l’89% dei pensionati in agricoltura è sotto una soglia decente”. Lo denuncia il presidente della Cia, Dino Scanavino, in occasione di un convegno alla Camera sul tema ‘Pensioni dignitose per gli agricoltori italiani’. Con il passaggio dal sistema retributivo al contributivo “avremo un ulteriore aggravio: i giovani agricoltori hanno la prospettiva di pensioni sotto i 300 euro. Noi abbiamo una proposta che, muovendo in modo virtuoso le risorse, riesce, senza un forte aggravio per lo Stato, a portare le pensioni a un livello dignitoso anche per il futuro”. La Cia, che vede con “soddisfazione l’impegno del governo sulla quattordicesima e sull’aumento della soglia della no tax area”, denuncia che le pensioni degli agricoltori sono “da fame, le più basse d’Europa con una media largamente sotto i 500 euro al mese. Questo costringe i produttori a continuare l’attività, bloccando il turn-over nei campi. La diretta conseguenza è uno dei più bassi indici mondiali di nuovi ingressi nel settore da parte dei giovani, fermi sotto il 6%”. Da ‘bollino rosso’ le condizioni degli ex lavoratori in agricoltura: la media degli assegni nel settore è notevolmente bassa, si attesta sui 400 euro al mese, con punte minime di assegni da 276 euro. Situazioni difficili distribuite in tutte le regioni anche se, guardando al rapporto tra densità della popolazione e numero di ex Coltivatori diretti e Iap-Imprenditori agricoli professionali, emergono i quasi i 28 mila del Trentino, i 51 mila del Piemonte, i 49 mila del Veneto, i 47 mila dell’Emilia Romagna e i 30 mila della Campania.
“Con le riforme Amato, Dini e poi Fornero vengono sottratti ai pensionati qualcosa come 900 miliardi di euro. Ma ora è il momento di dare e non di togliere ancora – afferma ancora il presidente Scanavino – è sotto gli occhi di tutti che il sistema pensionistico debba essere fortemente riformato. Abbiamo le retribuzioni minime più basse d’Europa, chiediamo quantomeno che vengano uniformate a quelle degli altri Paesi Ue. E tra i pensionati che stanno peggio, ci sono senza dubbio gli agricoltori che, tra l’altro, continuano a vivere nelle aree interne e rurali dove già scarseggiano welfare e servizi. Con queste premesse non ci si può certo stupire che stenti il ricambio generazione nel settore primario. I titolari di azienda sopra i 65 anni rappresentano oggi il 43% del totale. Mi viene da dire: l’agricoltura più anziana del mondo”. Il patronato della Cia osserva: “L’incidenza vera della spesa pensionistica sul Pil è pari al 10,7% – spiega il presidente dell’Inac Antonio Barile – le entrate superano i 183 miliardi di euro, per uno sbilancio positivo di 10,2 miliardi. Questi dati dimostrano che esistono i margini per aumentare le pensioni, al contrario di quanto sostenuto da più parti. Un processo che non è più rinviabile, perché’ gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà sono quasi 5 milioni e tra questi c’è chi ha lavorato una vita intera nei campi”. La Cia propone quindi di perfezionare la proposta di legge Gnecchi-Damiano, che prevede l’istituzione di una ‘pensione base’ di 448 euro, in aggiunta alla pensione liquidata interamente con il sistema contributivo.

(www.dire.it)

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