Legge contro caporalato: mons. Santoro (Cei), “vera conquista” che “colma grave lacuna”

“Rappresenta una vera conquista perché un annoso problema non affrontato, viene finalmente affrontato. Colma una grave lacuna con un intervento molto forte che mette in evidenza il valore del lavoro, e per me è questo l’aspetto più importante”. Così monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, giustizia e pace della Cei, commenta l’approvazione definitiva, il 18 ottobre a Montecitorio, della legge contro il caporalato, piaga particolarmente diffusa nella sua regione. Il provvedimento stabilisce, tra l’altro, pene più severe per “caporali” e datori di lavoro che sfruttano la manodopera. A margine del primo convegno nazionale per presbiteri in servizio pastorale nelle aggregazioni dei laici, in corso a Roma per iniziativa dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, mons. Santoro afferma: “E’ chiaro che con riferimento alle pene bisogna fare un’indagine più accurata. Mi sembra che certe condizioni fiscali impediscano di mettere su un’impresa. Uno dice: ‘Non faccio più niente, oppure risparmio sulla manodopera’”. Per il presidente della Commissione episcopale Cei, sono necessari “giusti incentivi fiscali per rendere possibile la creazione di imprese sane, anche piccole, che salvaguardino la dignità del lavoro, sia degli italiani sia di quelli che vengono da fuori, rendendo possibile una crescita armonica”. Ricordando la tragedia della morte, nel luglio 2015, di Paola Clemente, bracciante della provincia tarantina morta nella campagne di Andria, mons, Santoro conclude: “Si tratta davvero di un grande passo avanti”.

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