Legge contro caporalato: mons. Longoni (Cei), “ben venga” ma “legalità va radicata nell’etica”

“Ben venga una legge che tenta di contrastare lo sfruttamento dei lavoratori”, ma “la legalità ha senso solo se radicata nell’etica”. A dirlo al Sir è monsignor Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, a margine del primo convegno nazionale per presbiteri in servizio pastorale nelle aggregazioni dei laici, in corso a Roma per iniziativa dell’Ufficio. Interpellato sull’approvazione della legge contro il caporalato, mons. Longoni afferma: “Dobbiamo impedire un lavoro disonorevole, che quello che per noi è un punto fermo, il lavoro come asse portante della dignità della persona, si trasformi in qualcosa che disonora l’uomo. Per questo, ben venga una legge che tenta di contrastare lo sfruttamento dei lavoratori; anzi è in ritardo”. Per il direttore dell’Ufficio Cei, “quello che tuttavia serve è fondamentalmente una cultura del lavoro diversa”. Questa riflessione sarà al centro della Settimana Sociale di Cagliari, “Il lavoro che vogliamo” che, spiega mons. Longoni, “è libero, partecipativo, creativo e solidale come lo descrive Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Quindi il problema non è solo dare lavoro. Anche la malavita dà lavoro, ma mafioso, illegale, fondato sullo sfruttamento reciproco”. Di qui l’importanza di  “rileggere continuamente l’art. 4 della Costituzione nel quale si parla di diritto-dovere del lavoro in rapporto alla dignità e al progresso morale e spirituale delle persone”. In una prospettiva laica, “questo può essere un punto di partenza per un ripensamento globale, a partire dall’Evangelii Gaudium, della concezione del lavoro, a partire dai cattolici ma che dovrebbe coinvolgere tutti”. “Esiste una visione etica che precede quella legale – conclude – la legalità ha senso solo se radicata in un’etica”.

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