Convegno Cei: don Matteo (teologo), “adulti ritrovino vocazione generativa e educativa”

Ricordare e sottolineare la bellezza dell’adulto, e poi porsi tre domande: “Quanto Vangelo c’è nella dieta che si offre a chi crede? Come associazione ci preoccupiamo della preghiera di chi crede? Sono le nostre associazioni comunità della gioia del Vangelo?”. È il “compito” affidato da don Armando Matteo, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma, alla comunità cristiana. Intervenuto al primo convegno nazionale per presbiteri in servizio pastorale nelle aggregazioni dei laici, promosso oggi a Roma dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei su “Abitare l’evangelizzazione del sociale. La presenza del presbitero nelle associazioni che si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa”, don Matteo si sofferma sull’incapacità degli adulti di oggi, eterni adolescenti, “a crescere”, tanto da poter parlare, per dirla con il giurista Gustavo Zagrebelsky, di “società senza adulti”. Di qui la necessità di aiutarli a ritrovare “la loro essenziale vocazione generativa e educativa” attraverso tre modi di essere con i figli (ma anche nei confronti delle persone con le quali collaborano) perché “l’adulto è un ponte, un allenatore e un poeta”. Essere adulto, spiega, implica l’essere come un “ponte” tra i figli e il mondo: “Saper dare risposte: saper rispondere del mondo ai figli e quindi dei figli al mondo”. Allenatore è “spronare a lavorare sodo, a prepararsi alla sfida, alla gara,” tenendo salda la differenza “tra volere bene e volere il bene”. Essere poeta, infine, è saper “attivare nel bambino, nel ragazzo, nel giovane la capacità di vedere ciò che non si vede e di ‘apprezzare’ (letteralmente: dare un prezzo, un valore a) ciò che non si vende”. Accanto a questi elementi don Matteo ne indica altri tre più legati alla vita spirituale degli adulti all’interno delle associazioni: l’amore per la Scrittura, la grazia della preghiera, la cura per una comunità di gioia.

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