Aleppo: mons. Jeanbart (greco-cattolico), “tregua in atto. Ma ribelli non hanno interesse a fare uscire civili e armati”

“La tregua è in atto ma si registrano lanci di razzi dalla zona Est della città. Probabilmente alcune fazioni dei ribelli non hanno interesse a fare uscire sia civili che uomini armati”. A parlare da Aleppo è l’arcivescovo greco-cattolico monsignor Jean-Clément Jeanbart che commenta al Sir la tregua umanitaria unilaterale decretata da Mosca e Damasco, entrata in vigore nella città martire siriana, alle 7 ora italiana (fino alle 18). Undici ore nel corso delle quali, affermano le autorità governative siriane, i miliziani “terroristi” hanno la possibilità di arrendersi e di uscire dai quartieri orientali di Aleppo e i civili, in particolare i malati e i feriti, possono lasciare la zona grazie all’intervento della Mezzaluna rossa siriana e alle agenzie dell’Onu. Per l’arcivescovo la tregua non è gradita ai ribelli jihadisti, “moltissimi dei quali non siriani, che rischiano di vedere numerose defezioni tra le loro fila. Ci sono in Aleppo Est molti ribelli siriani che hanno familiari nei quartieri controllati dal regime. Legittimo il desiderio di rivedere i loro cari e ricominciare a vivere. Se non li faranno uscire da Aleppo Est, diventeranno dei veri e propri scudi umani. Così come gli oltre 100mila abitanti che attualmente vivono nei quartieri della zona Est”. La tensione è palpabile anche nella restante parte di Aleppo, controllata dal regime, dove per motivi di sicurezza oggi le scuole sono rimaste chiuse. “Il timore – conferma mons. Jeanbart – è che per far saltare la tregua i jihadisti possano lanciare razzi e bombe. Non siamo nuovi a subire duri attacchi e bombardamenti dalla parte est verso Aleppo ovest, con moltissimi morti e feriti. Ma di questo vedo che in Occidente non si parla molto. Ciò non significa che le bombe e gli attacchi russi e siriani non colpiscano allo stesso modo ma certamente cadono bombe anche in questa parte di città. Si muore anche qui”.

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