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Papa Francesco: udienza, “la povertà in astratto non ci interpella”, non “fuggire” dal povero per strada

foto SIR/Marco Calvarese

“La povertà in astratto non ci interpella: ci fa pensare, ci fa lamentare, ma quando tu vedi la povertà nella carne di un uomo, di una donna, di un bambino, bambino, questo sì che ci interpella”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che sempre fuori testo, durante l’udienza di oggi, ha stigmatizzato “quell’abitudine che abbiamo di fuggire dai bisognosi, di non avvicinarci, o di truccare un po’ la realtà dei bisognosi”. “Le abitudini alla moda, così ci allontaniamo da questa realtà”, il grido d’allarme di Francesco, secondo il quale, invece, “non c’è più distanza tra me e il povero, quando lo incrocio”. “In questi casi, qual è la mia reazione?”, ha chiesto il Papa ai fedeli: “Giro lo sguardo altrove e passo oltre? Oppure mi fermo a parlare e mi interesso del suo stato?”. “E se tu fai questo, non mancherà qualcuno che dica: ‘Questo è pazzo, parlare con il povero!”, ha aggiunto Francesco a braccio. “Vedo se posso accogliere in qualche modo quella persona o cerco di liberarmene al più presto?”, ha proseguito: “Ma forse essa chiede solo il necessario: qualcosa da mangiare e da bere”. “Quante volte recitiamo il Padre nostro, eppure non facciamo veramente attenzione a quelle parole: ‘Dacci oggi il nostro pane quotidiano'”, ha detto il Papa. “Di fronte a certe notizie e specialmente a certe immagini, l’opinione pubblica si sente toccata e partono di volta in volta campagne di aiuto per stimolare la solidarietà”, l’analisi: “Le donazioni si fanno generose e in questo modo si può contribuire ad alleviare la sofferenza di tanti”. Per Francesco, “questa forma di carità è importante, ma forse non ci coinvolge direttamente”. Invece, “quando, andando per la strada, incrociamo una persona in necessità, oppure un povero viene a bussare alla porta di casa nostra, è molto diverso, perché non sono più davanti a un’immagine, ma vengo coinvolto in prima persona. Non c’è più alcuna distanza tra me e lui o lei, e mi sento interpellato”.

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