Gesuiti: p. Sosa (preposito generale), “la Compagnia deve riformarsi e uscire”

“Non è ancora chiaro neppure a me, al momento, quali saranno le linee di governo. Come padre generale, io sono chiamato a mettere in pratica i decreti che verranno decisi dalla Congregazione stessa e riceverò delle raccomandazioni su quali saranno i punti di attenzione che dovrò tenere presenti. La Congregazione di fatto rimane l’organo supremo di governo della Compagnia”. Lo ha precisato ieri p. Arturo Sosa, preposito generale della Compagnia di Gesù. La 36a Congregazione generale procederà in questi giorni a formare il nuovo governo, in particolare scegliendo gli assistenti ad providentiam (coloro che aiutano il generale a vigilare sul buon governo della Compagnia), l’ammonitore (che si prende cura della sua vita spirituale) e gli assistenti regionali. Sulla relazione con Papa Francesco, p. Sosa ha ricordato di averlo incontrato nella 33a Congregazione e poi in altre occasioni fino a quando, da Pontefice, lo ha ricevuto al Collegio internazionale del Gesù e in altre quattro o cinque occasioni in quanto delegato delle case internazionali della Compagnia che sono direttamente connesse con il Papa stesso. E ha aggiunto: “È facile entrare in comunicazione cordiale con Francesco”.

La Compagnia, ha aggiunto, si poggia su due “gambe”: “La prima è la fede in Dio che ci invita a fare quello che speriamo”, anche se sembra impossibile: “Quando fai l’analisi storica del mondo, puoi anche diventare pessimista. Di fronte al potere economico, al narcotraffico, al commercio delle armi, al traffico delle persone, i poteri sono così forti che sembrano imbattibili. Ma noi diciamo che è possibile costruire un mondo diverso dove tutti possono avere cibo, casa e scuola. La seconda è la profondità intellettuale: se non cerchiamo di approfondire la conoscenza scientifica e culturale per capire cosa succede, non è possibile che l’impossibile accada”. Infine, ha ricordato  che “la Compagnia non deve difendere se stessa, non conformarsi a quello che c’è e neppure a quello che la Chiesa è. Ma deve riformarsi e uscire”.

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