Povertà: Caritas, il 57% di chi si rivolge ai centri di ascolto sono profughi. Il 26% analfabeti

I rifugiati e richiedenti asilo rappresentano la percentuale più alta (57,2%) di chi si rivolge ai centri di ascolto Caritas, perché senza casa, lavoro e integrazione sociale. E’ quanto emerge dal Rapporto 2016 di Caritas italiana su povertà ed esclusione sociale reso noto oggi, con i dati raccolti presso 1.649 Centri d’ascolto in 173 diocesi, che hanno incontrato 190.465 persone. A livello nazionale il 57,2% sono stranieri, anche se al Sud la proporzione è invertita: qui gli italiani sono il 66,6%. Nel 2015 i profughi e richiedenti asilo in fuga da guerre che si sono rivolti ai Cda sono stati 7.770, il 92,4% uomini proveniente da Paesi africani o dell’Asia centro-meridionale. Risulta molto basso il livello culturale: il 26% sono analfabeti, il 16,5% ha la licenza elementare e il 22,8% la licenza media. Lamentano in maggioranza situazioni di povertà estrema e mancanza di casa (55,8%). Chiedono perciò “pasti alle mense, vestiario, prodotti per l’igiene e servizi di pronta e prima accoglienza”.  Nel 2015 c’è un altro cambio di tendenza: per la prima volta c’è parità tra uomini e donne che chiedono aiuto ai centri, mentre prima prevalevano le donne. L’età media è di 44 anni. I disoccupati e inoccupati rappresentano il 60,8% del totale. I bisogni sono di tipo materiale: spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,7%). Da non trascurare i problemi abitativi (25%) e familiari (13%).

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