Eutanasia in Olanda: card. Eijk (presidente Conf. episcopale), “Era solo una questione di tempo. La porta, una volta socchiusa, si apre facilmente sempre di più”

“Si poteva prevedere questo sviluppo”. Non si sorprende affatto il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht e presidente della Conferenza episcopale olandese, intervistato dal Sir. In Olanda, i due ministri della salute e della giustizia hanno presentato al Parlamento una proposta di legge che mira a estendere il diritto di ricorrere al “suicidio assistito” anche a chi non è in stato terminale ma considera conclusa, o meglio “completata” – così testualmente si legge nel testo -, la sua esperienza di vita. “Nell’ultimo mezzo secolo – ricorda l’arcivescovo – si può constatare un pendio scivoloso riguardo alla discussione sulle possibilità di terminare la vita”. L’arcivescovo elenca questo lungo e progressivo percorso: all’inizio degli anni ‘80, l’eutanasia era accettabile solo per pazienti che avevano una malattia somatica incurabile e che sarebbero morti entro breve tempo. Poi però si cominciò ad ampliare questa possibilità ai pazienti affetti da una malattia psichiatrica. Un passo più in là e si giunse ai pazienti affetti da una demenza incipiente o su persone con demenza, che hanno lasciato per iscritto la loro dichiarazione anticipata con la richiesta di ricevere l’eutanasia. L’estensione arriva poi a poter porre fine alla vita di neonati handicappati, cioè ad intervenire su persone che non sarebbero state in grado di chiederlo. Ora si vuole arrivare alle persone che credono, “dopo una seria riflessione, di aver completato la propria vita”. “Era solo una questione di tempo”, sentenzia il cardinale. “La porta, una volta socchiusa, si apre facilmente sempre di più”.

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