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Svezia: Consiglio delle Chiese, “tra le competenze del Garante dell’infanzia anche lo sviluppo spirituale” del minore

“Le diverse religioni sono un’importante risorsa della comunità, non una minaccia. Noi crediamo che la missione del Garante per l’infanzia debba includere tra le sue competenze anche le questioni relative alla libertà religiosa e al diritto dei bambini allo sviluppo spirituale”. Così si conclude una presa di posizione del Consiglio delle Chiese della Svezia che commenta uno studio del ministero per gli Affari sociali relativo al livello di adesione della legislazione svedese ai parametri posti dalla Convenzione universale per i diritti dell’infanzia. Secondo le Chiese, lo studio non dà una chiara definizione di “religione e di sviluppo spirituale” e lascia alcune ambiguità, ad esempio, nei casi di bambini affidati alle cure dei servizi sociali. “Le strutture deputate avrebbero l’autorizzazione a curare l’aspetto religioso e spirituale dello sviluppo dei bambini?” ed eventualmente ne avrebbero le competenze anche quando si tratta di questioni legate a una dimensione comunitaria o quando i bambini provengono da contesti diversi dalla religione maggioritaria? Per questo le Chiese sostengono che per rispondere a questo diritto dei fanciulli lo Stato deve “stabilire una collaborazione con i rappresentanti religiosi” affinché “la Convenzione sia pienamente rispecchiata nella legislazione svedese”. Va ricordato che nel 2015 (dati Human rights watch) sono arrivati in Svezia 35mila minori non accompagnati da Afghanistan, Siria, Somalia, Eritrea, Iraq ed Etiopia.

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