Italia-Ue: De Romanis (economista), sui conti pubblici la Commissione potrebbe chiudere un occhio. Ma restano i problemi nel lungo periodo

“Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà inviare a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio 2017. Da quel momento, la Commissione europea avrà due settimane per valutarne la conformità alle regole del Patto di stabilità e crescita. Nonostante, il governo di Roma non stia rispettando gli impegni presi prima dell’estate, il confronto con l’Europa si preannuncia meno complicato di quanto possa suggerire la mera applicazione dei criteri burocratici. L’incertezza che caratterizza il contesto politico internazionale e il perdurare delle difficoltà del Paese a crescere avranno un peso non indifferente nel processo decisionale della Commissione”. È quanto sostiene Veronica De Romanis, economista, autrice de “Il caso Germania: così la Merkel salva l’Europa”. “Le probabilità di portare a casa un risultato positivo sono elevate. C’è da chiedersi, però, se ciò possa effettivamente rappresentare un successo per l’Italia, non solo nel breve periodo, ma anche nel lungo”. L’analisi dell’economista, svolta sulla rivista “Affari internazionali” (promossa dall’Istituto affari internazionali), sottolinea come debito e disavanzo strutturale non stiano calando e che la ripresa economica e occupazionale tardino a dare i risultati attesi. Del resto “nonostante il mancato rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, la Commissione europea ha accordato ai due Paesi iberici del tempo ulteriore per rimettere le finanze pubbliche su un percorso sostenibile. Questa decisione assume una rilevanza particolare perché si inserisce in un contesto politico-economico nuovo”.
Infatti nel maggio del 2017 ci saranno le politiche in Francia, in autunno sarà il turno della Germania; infine, “il 2017 sarà l’anno della Brexit”. “A conti fatti, ci sono buoni motivi – conclude De Romanis – per ritenere che prevarrà un’interpretazione più politica e meno burocratica del Patto di stabilità e crescita. Per l’Italia, in particolare, la Commissione potrebbe replicare il metodo dello scorso anno: prendere tempo a novembre, rimandare la valutazione alla primavera prossima e decidere quando oramai i margini sono diventati stretti perché il piano di finanza pubblica è già stato approvato dal parlamento nazionale”. Resterà semmai il problema del lungo periodo: “continuare a rimandare il consolidamento fiscale rappresenta un problema” e inoltre “un livello di debito pubblico elevato indebolisce la posizione negoziale dell’Italia nella sua (giusta) battaglia per il completamento dell’unione bancaria”; e poi “regole più morbide per tutti rendono l’Italia più vulnerabile agli shock”.

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