Giovani e casa: Censis/Nomisma, in aumento seconde abitazioni acquistate dai genitori per i figli

Non più fattore di identità e appartenenza con forte connotazione simbolica, come è stato per i loro genitori che comperavano casa per mettere su famiglia e crescervi i figli, per i Millennials italiani (11 milioni), l’abitazione è per forza di cose anzitutto un ‘servizio’, uno strumento, magari anche un luogo di lavoro, ma non crea appartenenza. Lo afferma una ricerca firmata Censis e Nomisma e intitolata “I giovani e la casa”, presentata oggi a Roma da Stefano Sampaolo ed Elena Momiglioni al convegno “Verso la casa taxi? La domanda abitativa dei giovani”, promosso dalla Società italiana di iniziative edilizie e fondiarie (Sidief) e dalla Banca d’Italia. Ulteriore dato sottolineato dai ricercatori, la predisposizione verso forme di condivisione di beni considerati primari, come appunto la casa o l’auto, a fronte di una effettiva impossibilità di accesso. Per questo, il co-housing (coabitazione in casa di proprietà o in affitto) è una modalità di condivisione delle spese sempre più diffusa tra i giovani. Dei 3.594 mila under 35 che vivono fuori famiglia, il 34,7% è in affitto (rispetto al 18% dell’insieme della popolazione), il 65,3% è proprietario dell’abitazione in cui vive (a fronte di un 82% riferito all’insieme della popolazione). Tuttavia appare in costante aumento il fenomeno dell’acquisto di una seconda casa ad uso familiare: sul totale delle famiglie che ha intenzione di comperare un’abitazione nel 2016, il 48% (contro il 35,4% dell’anno precedente) dichiara di volerla destinare ad un figlio.

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