Un’opera carismatica è differente dalle altre. Ne è convinta Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico, che oggi a Santa Maria degli Angeli ha affrontato il tema “quando le persone contano più dell’organizzazione”. Davanti ai delegati del XXXII convegno Aipas – informano i promotori dell’iniziativa –  ha riletto il comportamento di Maria alle Nozze di Cana per spiegare che “l’opera carismatica nasce dalla capacità di vedere quei bisogni insoddisfatti che le istituzioni non sanno ancora leggere e ai quali non sanno rispondere”. Inoltre, come fa Maria, “l’opera carismatica al servizio della persona deve rispondere a bisogni di persone concrete e non a dei disegni astratti fatti tavolino. Nascono dall’ascolto attento della vita. Questo aspetto è imprescindibile: siamo chiamati come missionari tra i più fragili e dobbiamo non solo preoccuparci di migliorare sempre la nostra assistenza, accoglienza e cura, ma dobbiamo cogliere i bisogni emergenti. Solo così potremo rinnovare continuamente il carisma del fondatore senza farlo morire”.

Parlando poi specificamente di un’opera sanitaria carismatica, che nasce da un movente ideale per andare incontro ai bisogni concreti di persone concrete, Di Maolo ha fatto notare che oggi si inizia a parlare non più di welfare state ma di welfare society. “In questo sistema – ha spiegato – è l’intera società e non solo lo Stato a farsi carico dei bisogni. Se è l’intera società a doversi fare carico del benessere dei cittadini occorre mettere in interazione strategica le tre sfere in cui si compone l’intera società: l’ente pubblico (Stato, Regioni, enti parastatali ecc.) e le imprese, ovvero la sfera dei cittadini privati anche con le loro organizzazioni. La vita ha bisogno di essere accolta, di essere custodita, tutelata. La vita umana è un bene che non può essere lasciato in balìa di false libertà, della solitudine e dell’abbandono”.