Obiezione di coscienza: Gigli (Mpv), diritto che va riconosciuto dallo Stato. Stop a criminalizzare medici obiettori

“Esprimiamo tutto il nostro sdegno per l’ennesima criminalizzazione dei medici obiettori andata in onda ieri sera nel corso della trasmissione ‘Presa diretta’ su Rai Tre, con il servizio pubblico responsabile della divulgazione di un prodotto infarcito di falsità. Invitiamo la Commissione di Vigilanza Rai ad intervenire correggendo l’uso dell’informazione a fini ideologici e la Federazione nazionale degli ordini dei medici a reagire a questo attacco ai fondamenti etici della professione”. Lo dichiara in una nota il presidente del Movimento per la vita italiano e deputato del gruppo parlamentare “Democrazia solidale-Centro democratico”, Gian Luigi Gigli. L’obiezione di coscienza, afferma, “non costituisce una benevola concessione da parte di uno Stato fonte di ogni diritto, bensì un diritto che, al pari del diritto alla vita, lo Stato democratico può soltanto riconoscere, se vuole distinguersi dai regimi autoritari”. Questo diritto “rappresenta una difesa della coscienza del singolo, quando le leggi e le istituzioni mettono in discussione i diritti naturali, primo tra i quali il diritto alla vita”. I dati ufficiali del Governo, prosegue Gigli, “hanno il pregio di dimostrare la pretestuosità degli attacchi ai medici obiettori di coscienza, contro i quali vengono periodicamente riproposti ostacoli alla progressione di carriera e concorsi riservati ai medici non obiettori”. Il ministero della Salute conferma infatti che “non emergono criticità nella fornitura del ‘servizio’, riconducibili alla testimonianza a favore della vita dei medici obiettori. Continuano infatti a diminuire i tempi di attesa fra rilascio della certificazione e intervento, mentre il 90.8% delle Ivg (interruzioni volontarie di gravidanza) viene effettuato nella regione di residenza, anche perché ogni 75 strutture in cui si partorisce ve ne sono 5 in cui si fa un’Ivg. I medici non obiettori non possono nemmeno lamentare di essere ghettizzati a fare aborti, effettuando in media 1.6 aborti a settimana”. Impossibile dunque “che il carico di ‘lavoro’ legato alle Ivg impegni tutta l’attività lavorativa di chi si è reso disponibile ad eseguire aborti. Mentre si assiste alla cancellazione dei punti nascita, vi è il sospetto – conclude Gigli – che l’insistenza nel voler penalizzare gli obiettori possa mascherare il tentativo di privilegiare le carriere dei non obiettori a danno dei medici che optano per la sacralità della vita”.

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