Diocesi: mons. Lorefice (Palermo), “incontrarsi al di là del credo e delle culture”

“Se partiamo dalla rettitudine del cuore ci possiamo incontrare tutti, al di là del nostro credo e della nostra cultura”. Lo ha detto ieri, solennità dell’Immacolata concezione, monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, alla sua prima uscita pubblica. Dopo la lunga processione con la statua argentea della Madonna, portata in spalla dai confrati e accompagnata da sacerdoti, seminaristi, scout, famiglie, che ha attraversato il centro storico della città, a piazza San Domenico il neo arcivescovo ha rivolto il primo discorso alla città. “Un cuore raggiunto da Dio – le parole del presule – è un cuore che rimane umano, rende più umana la nostra vita. La nostra umanità, pur rimanendo fragile, ferita, può contare su questo amore preveniente di Dio. Dio non invade la nostra vita, ci rende più umani”, e proprio di “cuori onesti, retti, lucidi, aperti all’ altro, al bene, hanno bisogno le nostre famiglie e la nostra famiglia cittadina, la nostra Palermo”. Un cuore retto, ha ammonito, “non si fa sedurre dalla tentazione di credersi onnipotenti, non percorre la via subdola dell’ empietà, non strumentalizza l’altro per un fine di profitto personale o di gruppo”.Richiamando il discorso pronunciato il 5 dicembre, suo ingresso a Palermo, in cui aveva fatto riferimento alla Costituzione italiana, mons. Lorefice ha ribadito che “ci è stata regalata da uomini diversi per estrazione politica e culturale” come “Togliatti e La Pira”.

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