Concilio Vaticano II: Melloni (storico), un “Atlante” per restituire un evento di portata straordinaria

Un’opera che si sforza di restituire il significato profondo delle varie fasi dei lavori del Concilio Vaticano II. Così lo storico Alberto Melloni ha presentato oggi a Roma l’“Atlante storico del Concilio Vaticano II” (Jaca Book, 280 pagine), da lui diretto. L’Atlante, edito in inglese, tedesco, italiano, spagnolo e polacco, sarà presto disponibile anche in russo. E molto probabilmente anche in cinese: segno del grande interesse, ma non solo, che riscuote il Vaticano II nel mondo. Il volume – spiega Melloni – “vuole accompagnare il lettore dentro i passi del Concilio a scoprire, nel loro reale svolgimento, i passaggi di quell’evento nato dall’intuizione primaziale di Giovanni XXIII enunciata il 25 gennaio 1959 a centro giorni dall’elezione e conclusosi l’8 dicembre 1965, al giorno novecentouno del pontificato di Paolo VI, dopo quarantacinque mesi di preparazione finita in nulla e 38 mesi di celebrazione, che hanno visto svolte e scarti radicali realizzarsi in tempi relativamente stretti”. Attraverso immagini d’epoca, mappe, disegni, tabelle, grafici illustrativi creati appositamente per la pubblicazione, l’Atlante ripercorre gli snodi storici dell’iter conciliare; focus tecnici sulle trasformazioni dell’aula, sui sistemi di votazione e sui suoi partecipanti (gli organi direttivi, le commissioni, i vescovi, gli ordini religiosi, i periti, gli osservatori, i media) documentano lo svolgersi quotidiano di un evento di portata straordinaria. “Il grosso del percorso offerto – osserva Melloni – è quello dentro il tempo del Concilio e lo sforzo fatto è quello di distendere anche lo spazio – la dimensione più ovvia di un Atlante – dentro il tempo. Convinzioni molto diffuse riducono, infatti, il Vaticano II a una rapida occasione in cui sono stati scritti dei documenti. Il Concilio invece ha avuto uno sviluppo nel tempo. Un tempo nel quale l’assemblea ha guadagnato coscienza di quello che era; nel quale alcuni temi sono maturati; nel quale i vescovi che avevano una posizione poi ne hanno assunta un’altra lasciandosi persuadere oppure trovando nuovi argomenti con cui sostenere le proprie tesi”. Inoltre il Concilio si è disteso nello spazio. “Oggi – conclude lo storico – tendiamo a dimenticare che il Vaticano II non è stato globale nel senso che ciascuno da casa sua inviava a Roma delle mail riguardanti temi di carattere religioso. Al contrario, è stato l’incontro vivo di una cattolicità di dimensioni planetarie. È stata la più grande assemblea di pari mai tenuta sul pianeta terra che, in questo modo, hanno scoperto – avvicinandosi l’uno all’altro nella pratica reale di prossimità – una dimensione della Chiesa dimenticata”.

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