Convegno Ugci: D’Agostino (presidente) “nessuna giustizia tributaria senza dialettica fra pubblico e privato”

“Il tema scelto quest’anno, solidarietà e contribuzione, è molto sentito da tutti noi e dall’opinione pubblica. I cattolici sono convinti che pagando le imposte non perdono quello che è loro perché quei denari appartengono ai poveri. Sappiamo però che la prospettiva politica moderna ha rinunciato alla categoria del bene comune. Il diritto tributario avrebbe perso quindi la valenza di diritto pubblico. Inoltre osserviamo come i contribuenti trovino intollerabili gli organi tributari. Ne consegue un problema difficile da risolvere: se lo Stato non mi dà i servizi che mi promette, io – contribuente – non pago. Per evitare questo esito occorre renderci conto di trovarci davanti ad una sfida: riconoscere che lo Stato è obbligato a trasformare le imposte in servizi anche se allo stesso tempo non è possibile quantificarli”. Così ha affermato Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), nella sua prolusione in occasione del LXV convegno nazionale dell’organizzazione dal titolo “Solidarieta, capacità contributiva e giustizia tributaria”, aperto oggi a Roma presso la Corte di Cassazione che si concluderà domenica 6 dicembre. “Cerchiamo – ha continuato il giurista – di pensare agli organi tributari come ad organi di libertà, lo Stato concepito come strumento utile a massimizzare la felicità dell’individuo. Oggi il problema delle funzioni pubbliche non è di ordine quantitativo ma qualitativo e l’obiettivo non è il desiderio di omologare pubblico e privato per rifondare una priorità dell’uno rispetto all’altro. Ma senza una reimpostazione della dialettica – ha osservato il relatore – fra pubblico e privato, ripensata dalle radici, non si può pensare a una giustizia tributaria”.

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