Cardinale Bagnasco: per educare serve “l’intelligenza del cuore”

“L’educazione è cosa del cuore, diceva don Bosco: senza educazione non c’è crescita umana e quindi non può esserci felicità”, con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha aperto nel pomeriggio la seconda sessione del Festival della Famiglia di Riva del Garda. Il porporato ha spiegato come felicità e crescita dell’uomo vadano di pari passo: “Senza una maturazione piena, complessiva e armonica l’uomo resta incompiuto; questo sviluppo armonico della persona è presupposto, premessa di felicità vera. Felicità che è frutto di sacrificio, di un progetto di vita, perseguito con determinazione e pazienza – ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale italiana -. Educare significa offrire ideali e mostrarne la bellezza, suscitare il desiderio di essere migliori”. Ma educazione vuol dire anche guardare negli occhi: “Lo sguardo educativo è quello che fa sentire l’altro visibile, prezioso, meritevole di un’attenzione tenera ed esigente”. Per il cardinale, “la prima domanda che l’educatore deve porsi non è che cosa posso fare, ma è chi sono io, perché chi educa prima di fare deve essere”, l’educatore deve modellare le sue proposte sulle persone affidategli, ovvero è necessaria quella che il cardinale Bagnasco ha chiamato “l’intelligenza del cuore”. Il cardinale Bagnasco ha, infine, messo in luce il pericolo dell’impersonalità e dell’omologazione, concludendo: “Per essere padri e madri non basta saper generare, è necessaria stabilità interiore, bisogna essere radicati in sé stessi, è su questo che si fonda la famiglia”, istituzione che va protetta perché “dalla salute della famiglia dipende quella della società, la famiglie vanno poste al centro dello sviluppo economico attraverso politiche di sostegno”.

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