Servizio civile: Cnesc, “Corpi di pace, nel 2016 partiranno i primi 200 ragazzi italiani”

“Finalmente parte in Italia, nell’ambito del Servizio civile nazionale, la sperimentazione dei Corpi civili di pace” che dovrebbe porre le basi per una futura proposta più ampia e strutturata di “difesa civile, non armata e nonviolenta” in “situazioni di conflitto all’estero e in Italia per emergenze ambientali”. Si avvia così “questa nuova dimostrazione della capacità del Servizio civile nazionale di rendersi utile al Paese: un modo di concepire le missioni di pace alternativo rispetto a quello militare”. Lo rende noto la Cnesc, Conferenza nazionale degli enti per il servizio civile, che fra l’altro aggiunge: “Dopo la conferenza stampa dell’11 novembre in cui la Cnesc aveva presentato 80 progetti di accoglienza dei migranti, con questa sperimentazione avremo un’ulteriore concreta risposta del movimento italiano per la pace, il disarmo e la nonviolenza, alla violenza del terrorismo, ma anche a quella strutturale della guerra, con la promozione dei diritti umani, della lotta alle ingiustizie, all’esclusione culturale e educativa e per la difesa dell’ambiente”. Questi primi 200 volontari (su un totale di 500) “rappresentano un impegno diretto dei giovani e delle organizzazioni della società civile nella prevenzione del conflitto armato e della ricostruzione culturale, sociale ed economica post conflitti all’estero. Alcuni di essi saranno impegnati in progetti rivolti alla prevenzione di emergenze ambientali all’estero e in Italia, una vera aggressione al nostro territorio e alla nostra salute e sicurezza”.

Molti dei progetti saranno realizzati in Paesi dell’Africa e dell’Asia, “dove i giovani del Servizio civile nazionale opereranno in sicurezza, a sostegno di quelle che sono le prime vittime della guerra e del terrorismo fondamentalista, che colpisce in quelle zone come nel cuore della nostra Europa, con la stessa logica folle e la stessa ferocia”. “Queste ambizioni, condivise dal Parlamento che ha approvato la norma istitutiva con la Legge di stabilità, e – nonostante il ritardo nell’attuazione – dallo stesso Governo”, “rischiano però di essere sminuite perché non sono previste risorse a sostegno delle organizzazioni e degli organi chiamati a implementare e monitorare questa sperimentazione”. “Auspichiamo che in una fase successiva si possano rivedere alcuni elementi organizzativi della sperimentazione rendendola più snella e flessibile e quindi più adatta e rispondente alle reali necessità di pace”. E ancora: “Maggiori risorse e investimento politico saranno necessari in futuro nella prospettiva di rendere questa sperimentazione la base di un veloce ampliamento che irrobustisca il ruolo internazionale dell’Italia quale soggetto costruttore di pace, esempio e stimolo sia all’Unione europea che alle Nazioni Unite”.

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