Visita del Papa in Centrafrica: Sourou (giornalista), “Promuovere riconciliazione in un Paese che ha bisogno di pace”

“Ciò che i loro occhi vedono, ciò che le loro orecchie sentono, ciò che li fa gioire o li fa soffrire, i bambini non usano mezzi termini per raccontarlo. Ed è questo che dà forza a un brano musicale scritto dai ragazzi della Repubblica Centrafricana per raccontare le loro speranze di pace”. È quanto osserva Jean-Baptiste Sourou, giornalista, esperto di questioni africane, sull’odierna edizione dell’Osservatore Romano, a un mese dalla presenza di Papa Francesco in Centrafrica. “A tre anni dall’inizio delle violenze nel Paese, un milione e mezzo” di bambini “hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Sono le prime vittime dell’odio, del rancore e della distruzione selvaggia di beni che è iniziata nel dicembre 2012, raggiungendo i livelli massimi nel 2013, quando i combattimenti hanno costretto migliaia di persone a fuggire dalla capitale Bangui”. In occasione della visita di Papa Francesco, “e per attirare maggiormente l’attenzione della comunità internazionale sul dramma dei bambini”, l’Unicef ha organizzato un concorso canoro tra i ragazzi “per dar loro la possibilità di raccontare l’esperienza della guerra che sta distruggendo il tessuto sociale della nazione”. Nel brano vincitore essi cantano: “Nascosti nella foresta, i bambini sono maltrattati, non hanno cibo, non sono curati”. Allora chiedono agli adulti: “Perché tu, mio fratello, perché tu, mia sorella seminate il terrore nel nostro Paese?”.

Seguono nella canzone appelli di pace, dialogo e giustizia. “Fratelli e sorelle cristiani e musulmani ricordatevi che siamo tutti figli dello stessa nazione: la Repubblica Centrafricana. Noi non vogliamo diventare dei ladri o dei mendicanti. Cosa volete che diventiamo domani? Cessate di distruggere il nostro Paese e le nostre vite. Non chiediamo altro che la pace e ancora la pace per poter ritornare a scuola”. Sourou conclude: “L’auspicio è che i frutti scaturiti dalla visita del Papa servano a promuovere la riconciliazione in un Paese che ha disperatamente bisogno di pace”.

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