Medici senza frontiere: “si chiude un anno traumatico, denso di violenze”. All’Europa: “Accogliere i migranti”

Un'immagine di un'azione di Medici senza frontiere a Monrovia, capitale della Liberia (Foto: Yann Libessart)

Chiudendo un anno particolarmente intenso sul fronte umanitario, l’organizzazione Medici senza frontiere (Msf) mette a disposizione una gallery fotografica “con le immagini più rappresentative dell’azione a favore delle popolazioni che abbiamo assistito nel corso del 2015, un anno traumatico perché denso di violenze, di conflitti vecchi e nuovi e di attacchi indiscriminati ai civili”. Immagini, spiega l’organizzazione, che “presentano le nostre équipe mediche impegnate a far fronte a livelli di morte e distruzione senza precedenti in Siria; ai disastri naturali in Nepal e Malawi; alla crisi dei rifugiati in Europa; all’epidemia di Ebola in Africa occidentale e a fornire assistenza ai civili coinvolti nel conflitto in Yemen e in molte altre emergenze”. In molti contesti “la popolazione civile è intrappolata in conflitti dove l’accesso è sempre più difficile anche per le organizzazioni umanitarie. Gli attacchi alle strutture civili e agli ospedali in particolare, dimostrano una pericolosa tendenza all’indifferenza verso il diritto internazionale umanitario”.

Crisi e instabilità politica “spingono – spiega Msf – sempre più persone a fuggire e ad attraversare il Mediterraneo e i Balcani per raggiungere l’Europa. Con circa 60 milioni di sfollati, richiedenti asilo e rifugiati, l’anno che sta per chiudersi sarà purtroppo ricordato soprattutto per l’incapacità dei governi di rispondere in modo adeguato a questa emergenza umanitaria provocata da politiche restrittive”. Msf conclude: “Da parte nostra, non abbiamo dubbi sulle nostre priorità per il 2016: fornire assistenza dove è più necessario e testimoniare la sofferenza umana. Ma continueremo anche a chiedere all’Unione europea e ai suoi Stati membri di garantire alle persone in fuga canali di migrazione legali e sicuri e di offrire condizioni di accoglienza dignitose alle frontiere”.

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