Italia-Germania: Bonvicini (Iai), “rapporti incrinati, necessario un chiarimento”

“Pessimo fine d’anno per i nostri rapporti con l’Unione europea e la Germania. Non si ricordano periodi altrettanto tesi e recriminazioni così violente su entrambi i fronti”. Lo afferma Gianni Bonvicini, vicepresidente vicario dell’Istituto affari internazionali (Iai, http://www.affarinternazionali.it/), in un editoriale sul sito dell’istituto di analisi politica. “La querelle fra Roma e Bruxelles sulle modalità di salvataggio delle nostre quattro banche e la quasi contemporanea lista di accuse di Matteo Renzi nei confronti della cancelliera tedesca hanno creato negli ambienti tradizionalmente europeisti del nostro Paese un senso di disagio e scetticismo”. “Due pilastri della politica estera dell’Italia, Ue e Germania, vengono messi in questione”. In particolare sullo “scontro” tra Renzi e Merkel, Bonvicini osserva: “Per quanto riguarda i nostri dissapori con la Germania si ha la netta sensazione che l’atteggiamento di sfida di Renzi sia rivolto più all’opinione pubblica interna che al resto dell’Ue”. “Ma a parte l’amara considerazione del sempre scarso peso dell’Italia negli organismi comunitari, a cominciare dallo stesso Consiglio europeo, non vi è dubbio che il clima dei nostri rapporti con Berlino abbia subìto un inaspettato peggioramento. Con l’inizio dell’anno è probabile che interverrà un chiarimento diretto fra i due leader e che i dissapori in parte rientrino. Tuttavia sarebbe bene riflettere a fondo sui nodi strutturali che sono all’origine dello scontro, o del quasi scontro, in atto”.

Bonvicini precisa che “lo stretto rapporto Roma-Berlino è stato quasi sempre legato al tema dell’Ue e ai suoi sviluppi, in genere positivi. Al di là quindi degli ottimi legami commerciali ed economici e degli interessi reciproci, la visione strategica dei due Paesi sulla necessità di costruire una più forte Unione è stata quasi sempre condivisa”. Il ruolo dell’Italia “si è caratterizzato nell’offrire il proprio sostegno alle iniziative di sviluppo dell’integrazione europea, a cominciare dall’euro, che originavano da quello che veniva considerato il motore dell’Europa: l’accordo fra Francia e Germania”. “Oggi, tuttavia, al di là del conflitto su interessi concreti, dai rapporti con Mosca alla politica energetica, il rapporto fra Roma e Berlino all’interno dell’Ue sconta due grandi debolezze strutturali. La prima è che si assiste al progressivo, inarrestabile indebolimento proprio del motore, con una Francia sempre più ripiegata su se stessa”. Per cui “il tandem franco-tedesco è ormai completamente sbilanciato ed è solo l’agenda di Berlino a dettare il cammino dell’Ue”. Il secondo elemento “di debolezza strutturale che incrina i rapporti fra Roma e Berlino” riguarda “la degenerazione del sistema decisionale comunitario, cioè il radicale spostamento dell’esercizio del potere nella direzione del Consiglio europeo, quale supremo organo dell’Ue. È infatti evidente che all’interno di un collegio dove vale la regola del consenso, alla fine a prevalere è la volontà del Paese più forte ed autorevole. Di qui l’accusa di un’Unione sempre più tedesca”.

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