Emigranti: le storie degli italiani nel mondo del numero di gennaio del “Messaggero di sant’Antonio”

Toccano tutto il Bel Paese le storie di emigranti italiani raccontate nel numero di gennaio dell’edizione italiana per l’estero del “Messaggero di sant’Antonio”. In una nota diffusa oggi il mensile riporta ampi stralci.
“La bella Italia del Bataclan” di Nicoletta Masetto ripercorre le biografie di alcune delle vittime italiane o discendenti di italiani uccise negli attentati del 13 novembre a Parigi, svelando alcuni particolari poco sottolineati dalle cronache. Accanto alla storia più nota, quella della veneziana Valeria Solesin, ricercatrice alla Sorbona, c’è anche quella dei due cugini Pierre Innocenti e Stéphane Albertini, nipoti di emigranti italiani, proprietari di “Chef Livio”, un noto ristorante italiano nel XXI arrondissement di Parigi. Il nonno, Livio Innocenti, nato a Montecatini, era fuggito dall’Italia durante il fascismo. Pierre Antoine Henry, 36enne, ingegnere italo-francese di origini friulane, anch’egli ucciso al Bataclan, tornava ogni estate in Italia nel paese della famiglia, Marsure, una frazione di Aviano, in provincia di Pordenone, con cui non era mai venuto meno un forte legame affettivo.
Liliana Rosano in “L’Italia ad Amman” intervista Maria Rosaria Papa, fondatrice e presidente della Società Dante Alighieri della capitale giordana, punto di riferimento per la cultura italiana nel Paese mediorientale dove vivono mille nostri connazionali. Originaria di Benevento, Maria Rosaria è arrivata ad Amman nel 2001, insieme al marito, oggi parlamentare giordano, e ai tre figli. L’articolo offre lo spunto anche per parlare della situazione sociale e politica della Giordania, confinante con una delle zone del mondo “più calde”, tra Siria, Iraq, l’area israelo-palestinese.
È l’Australia la protagonista di “Una lezione di vita” a firma di Germano Spagnolo. Il giornalista evidenzia luci e ombre dell’emigrazione italiana nel Paese dei canguri, dove nel 2013 erano approdati oltre 20mila giovani con il visto Working Holiday (Lavoro-vacanza), un dato oggi in flessione. Molti di loro credono, a torto, che basti buona volontà e adeguata preparazione per emigrare in Australia, ma la realtà è che questa terra, considerata di grandi opportunità, adotta una politica molto restrittiva sulla residenza e la cittadinanza, e rimanervi diventa un lusso per pochissimi.

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