Nuovo umanesimo: mons. Di Donna (Acerra), “dobbiamo imparare a mettere le cose al posto giusto”

“Alla festa del Natale del Signore è legata l’idea della rinascita, dell’uomo nuovo”, ma “tra le molte cose che cambiano nell’era digitale è cambiato anche il concetto di nuovo. Tutto subisce un’accelerazione, la notizia ‘nuova’ dura qualche ora, la faccia ‘nuova’ qualche stagione, la moda ‘nuova’ un paio di settimane”. E allora “si reagisce in due modi: o inseguendo quel nuovo, perché non può sfuggire l’ultimo modello del telefonino, o rinunciando a pensare che ci sia mai veramente ‘qualcosa di nuovo sotto il sole’, diventando cultori dell’antico o cinici indifferenti che hanno se stessi come unica unità di misura”. Sono riflessioni offerte da monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, nel suo messaggio di Natale. In realtà, “o siamo ingenui o quello che ci è stato donato e affidato è qualcosa che infinitamente ci supera, più grande, più bello, l’unica vera novità che la storia abbia conosciuto, di più, che conosca e potrà conoscere”, fa notare il vescovo, parlando della nascita di Gesù. “Dobbiamo imparare a mettere le cose al posto giusto, mettere cioè al centro colui che, come dice Gregorio di Nissa, ‘è l’unico veramente nuovo e propriamente uomo’, Gesù Cristo, nel quale e attraverso il quale, l’umanità può ritrovare il suo volto”. Monsignor Di Donna conclude: “Tutto nuovo, dunque … e niente di nuovo, dato che questo è fin dalle origini il messaggio cristiano, annuncio di un Dio che tanto ama l’uomo da entrare in maniera straordinaria e imprevedibile nel tempo e nello spazio per fare di ogni tempo e di ogni spazio un kairos abitato dalla sua novità”.

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