Vita consacrata: in “Contemplate” il richiamo a “testimoniare che Dio è la felicità”

“Chi ama è pervaso da un dinamismo, sperimenta il carattere pasquale dell’esistenza, accetta il rischio dell’uscita da sé per raggiungere l’altro – non solo in uno spazio esterno, ma anche nella sua interiorità – e scopre che il proprio bene è abitare nell’altro e accoglierlo in sé”. È quanto si legge in “Contemplate. Ai consacrati e alle consacrate sulle tracce della Bellezza”, la terza lettera della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (Civcsva) dopo le precedenti “Rallegratevi” e “Scrutate”. La lettera si sviluppa richiamando più volte “il Cantico dei cantici”, un libro alla cui luce “la vita consacrata appare una vocazione all’amore che ha sete del Dio vivente, che accende nel mondo la ricerca del Dio nascosto e che lo incontra nei volti dei fratelli”. I consacrati – si legge – sono “desiderosi di pienezza e cercatori di felicità, appassionati e mai sazi di gioia”. In questa “inquietudine”, “sia l’attivismo, sia alcuni modi di vivere la contemplazione, possono rappresentare quasi una fuga da se stessi o dal reale, un vagabondaggio nevrotico, che genera vite di corsa e di scarto”. In un mondo che “vive un tempo non solo di dis-incanto, dis-accordo e in-differenza, ma anche di non-senso”, “il compito affidato alla vita consacrata” è quello di “testimoniare che Dio è la felicità. Fissare in Lui lo sguardo e il cuore ci permette di vivere in pienezza”.

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