Immigrazione: corridoi umanitari, “un progetto che permette di salvare vite umane”

Firmare ieri il protocollo di intesa con i ministeri degli Esteri e dell’Interno per l’apertura di corridoi umanitari dal Marocco e dal Libano è come “aver firmato un accordo di pace perché come per gli accordi di Pace, questo è un progetto che permetterà di salvare vite umane”. Così Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha presentato alla stampa il progetto pilota, sperimentale, sui corridoi umanitari. “Soddisfazione” è stata espressa anche da Luca Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, “per un progetto – ha detto – che dopo mesi di gestazione comincia a vedere la luce”. “Non è buonismo – ha aggiunto -. Noi siamo profondamente convinti che la presenza nel nostro Paese di tante persone che per motivi gravi scappano dalle loro terre, non sono un pericolo di cui avere paura, ma una grande ricchezza”. “Persone – ha proseguito immediatamente il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini – prima che cose e problemi. È un dato di fatto ormai che per migliaia di persone, soprattutto donne, bambini e soggetti vulnerabili, l’ultimo tratto del viaggio per l’Italia è motivo di morte, una tomba”. Il progetto è “sperimentale” e nasce con una connotazione  chiaramente “ecumenica” perché vede impegnarsi insieme cristiani di diverse Chiese. “D’altra parte – ha osservato Bernardini – se non lo fanno i cristiani, se non siamo noia metterci a servizio degli ultimi, di chi ha bisogno di protezione e rifugio, chi potrà farlo?”. Le Chiese evangeliche hanno già trovato luoghi qui in Italia per ospitare i primi profughi, in Sicilia, Toscana e Piemonte. “L’accoglienza – ha spiegato Bernardini – avverrà per piccoli gruppi per evitare le grandi concentrazioni numeriche”. “Nella nostra esperienza – ha aggiunto il pastore – abbiamo verificato che la società civile è scresciuta ma ci vuole un lavoro di mediazione”.  “Con l’apertura dei corridoi umanitari – ha concluso – il nostro impegno per l’accoglienza si farà ancora più alto e siamo lieti di condividerlo ecumenicamente: un segnale importante della nuova stagione ecumenica che stiamo vivendo”

 

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