Sud Sudan: Msf, “popolazione intrappolata dalla violenza, aumentare la risposta umanitaria”

Nyaruach Biel looks on as MSF doctor Henna Hustafa examines her six year old daughter Nyathak Yien who is sick with kala azar. She had to have a blood transfusion due to low levels of red blood cells as a consequence of this disease at a Médecins Sans Frontières / Doctors Without Borders hospital in Lankien, South Sudan, Wednesday, 14 Jan 2015.

A dicembre di due anni fa iniziava il conflitto in Sud Sudan e i combattimenti iniziati nella capitale Juba si diffondevano rapidamente in tutto il Paese. Lo Stato più colpito dalle violenze è però quello di Unity – nel nord del Paese, al confine col Sudan – dove la popolazione civile vive in condizioni terribili, i tassi di malnutrizione sono allarmanti e la necessità di accesso alle cure mediche non è mai stata così urgente. In occasione di questo triste anniversario, Medici senza frontiere (Msf) chiede oggi “il rispetto della popolazione civile e un aumento urgente della risposta umanitaria internazionale”. Nello Stato di Unity, la popolazione civile è presa ripetutamente di mira e sottoposta a livelli estremi di violenza, tra cui stupri, rapimenti, estorsioni, saccheggi ed esecuzioni. I bisogni umanitari più urgenti sono l’assistenza alimentare e il supporto nutrizionale. Nel mese di novembre e dicembre, le cliniche mobili di Msf nelle Contee di Leer e Mayendit hanno riscontrato alti livelli di malnutrizione. “A Thonyor, Msf ha esaminato 322 bambini di cui il 4,9% sono risultati gravemente malnutriti. La situazione è particolarmente preoccupante a Kak, dove il 5,6% dei 515 bambini sottoposti a screening sono gravemente malnutriti”, spiega Federica Nogarotto, direttore supporto alle operazioni di Msf Italia. “Questi bambini hanno urgente bisogno di cure mediche e nutrizionali costanti. Senza assistenza alimentare, loro e molti altri probabilmente non sopravvivranno”. Nonostante gli elevati bisogni umanitari, nelle zone più colpite – nel sud dello Stato di Unity – non c’è stata una presenza costante e adeguata delle agenzie umanitarie. L’insicurezza costante ha costretto Msf e altre agenzie a evacuare più volte dalla Contea di Leer nel corso dell’anno. Oggi quasi 600.000 persone sono sfollate nello Stato di Unity. Nemmeno il personale e le strutture di Msf sono stati risparmiati dagli attacchi: sono cinque i membri dello staff uccisi quest’anno. “La popolazione ha urgente bisogno di essere protetta, perché soffre immensamente a causa dei combattimenti di cui è vittima. Allo stesso modo chiediamo il rispetto delle strutture mediche e del personale sanitario”, aggiunge Federica Nogarotto. Il Sud Sudan rappresenta oggi la più grande missione di Msf, con più di 2.900 persone di staff nazionale e più di 300 operatori internazionali.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy