Vedove consacrate: don Lopasso (Ist. teol. calabro “San Pio X”), “stesso piano della consacrazione verginale”

Essere “vedova consacrata è un carisma” perché “l’amore di Dio diventa dono per gli altri”. È quanto ha affermato alcuni giorni fa don Vincenzo Lopasso, preside dell’Istituto teologico calabro “San Pio X”, nel corso del convegno nazionale dell’Ordo Viduarum. Nel suo intervento, diffuso oggi, don Lopasso ha ricordato che “con il termine ‘consacrazione’ vogliamo indicare la risposta della persona che, con la professione dei voti, vive con Cristo e per Cristo” ma in realtà “appartenere a Lui non dipende da noi ma da Lui, che ci ha già consacrati e resi partecipi della sua vita”. “La consacrazione della vedova – ha proseguito – si trova sullo stesso piano della consacrazione verginale” e “tra verginità è matrimonio non c’è opposizione o subordinazione gerarchica”. Anzi, “sono due vie di santificazione”. Per don Lopasso “la vedova che sceglie di vivere la verginità consacrata è chiamata a nuove nozze con Cristo e per Cristo, giovandosi della esperienza della vita vissuta”. “Pio XII diceva che la Chiesa è sposa ma anche vedova nella sua militanza terrena, privata dello Sposo celeste”, ha continuato, aggiungendo che “la condizione umana della vedova è immagine di coloro che vivendo in precarietà ricevono il regno”. Per questo, la vedova consacrata “deve edificare la comunità e trasmettere un messaggio di amore fedele”, ha concluso Lopasso, perché “l’essere stata sposa innesca l’immagine del Regno dei cieli”.

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