Selezione embrioni: Aigoc, “si nega diritto alla vita dei più deboli”

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla selezione degli embrioni, l’Aigoc (Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici) esprime oggi in una nota il timore che “ la selezione sarà più ampia di quella che la Corte ci vuol far credere e che la diagnosi genetica pre impianto diverrà una procedura routinaria della fecondazione extra corporea con il conseguente aumento della schiera dei già numerosissimi embrioni sacrificati sull’altare del ‘figlio ad ogni costo … e sano’”. Per l’Aigoc, “è veramente triste e avvilente che sia sempre la Corte Costituzionale, che dovrebbe garantire lo spirito personalistico e solidaristico della Costituzione, a sancire la negazione del diritto alla vita dei più deboli, che pur riconosce ‘non riducibili a mero materiale biologico’”. “Quello che noi sempre abbiamo affermato e denunciato è ora senza veli – sostiene l’Associazione -: la fecondazione extracorporea – omologa ed eterologa – non è una terapia della sterilità coniugale, ma una pratica che riducendo l’uomo ad un prodotto inevitabilmente ed implacabilmente lo espone alla selezione ed alla mercé di altri suoi simili, che senza scrupoli ne calpestano la pur declamata dignità”. E conclude: “Il fatto che in questa sentenza la Corte abbia riconosciuto legittimo il divieto di uccidere gli embrioni malati perché viola la loro ‘dignità’ – noi affermiamo con forza perché nega il loro diritto alla vita – non ci consola perché in una prossima occasione sicuramente troverà altri interessi prevalenti che possano affievolire ulteriormente il residuo rispetto di questi nostri fratelli più piccoli”.

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