Papa Francesco: alla Fondazione Guardini, “se siamo un popolo” in Europa accoglieremo il forestiero “come un nostro fratello”

“Possiamo applicare le riflessioni di Guardini al nostro tempo, cercando di scoprire la mano di Dio negli eventi attuali. Così potremmo forse riconoscere che Dio, nella Sua sapienza, ha inviato a noi, nell’Europa ricca, l’affamato perché gli diamo da mangiare, l’assetato perché gli diamo da bere, il forestiero perché lo accogliamo, e l’ignudo perché lo vestiamo. La storia poi lo dimostrerà: se siamo un popolo, certamente lo accoglieremo come un nostro fratello; se siamo solamente un gruppo di individui, saremo tentati di salvare innanzitutto la nostra pelle, ma non avremo continuità”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco ricevendo i membri della Fondazione Romano Guardini in occasione del 130° anniversario della nascita del sacerdote veronese. Richiamando un passaggio de “Il mondo religioso di Dostoevskij”, nel quale Guardini riprende un episodio dal romanzo “I fratelli Karamazov”, il Papa ha raccontato di “una contadina macilenta” che va dallo stare Zosima per confessarsi: “Con un bisbiglio sommesso dice di aver ucciso il marito malato il quale in passato l’aveva maltrattata molto. Lo starec vede che la donna, nella disperata consapevolezza della propria colpa, è totalmente chiusa in sé stessa, e che qualsiasi riflessione, qualsiasi conforto o consiglio urterebbe contro questo muro. La donna è convinta di essere condannata. Il sacerdote, però, le mostra una via d’uscita: la sua esistenza ha un senso, perché Dio la accoglie nel momento del pentimento”.

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