Giubileo della Misericordia: la lettera pastorale del patriarca latino Twal (2)” “

E come la misericordia di Dio "non conosce confini, così dovrebbe essere per la misericordia dell’uomo verso il prossimo, soprattutto verso i più deboli, gli oppressi, gli emarginati, i migranti, i profughi e coloro che vivono alle periferie della società". La misericordia, scrive Twal, "non è un sentimento fugace, epidermico, emozionale che si ferma a questi livelli; è invece un impegno concreto, tangibile, creativo e coinvolgente tutta la persona umana". Per il patriarca latino la misericordia "deve abbracciare la vita pubblica in tutti i suoi settori: dalla politica all’economia, dalla cultura alla società, e questo a livello nazionale, internazionale, regionale” “e locale, senza trascurare nessuna direzione: Stati, popoli, etnie, religioni e confessioni religiose". Quando diventa "parte dell’azione pubblica, contribuisce alla costruzione di un mondo migliore". "In un mondo che è sempre più disumano e che si sta muovendo verso la barbarie, la violenza e l’oppressione, la vocazione cristiana è di testimoniare la misericordia divina, in collaborazione con gli uomini e le donne di buona volontà". La lettera si chiude con una esortazione a tutti i fedeli, "che hanno qualche peso nella famiglia politica, economica, culturale e sociale a vivere la misericordia e rifondare una cultura che permei di misericordia questo mondo che ci appartiene".” “

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