Nazioni Unite: Rossi (Comunità Papa Giovanni XXIII), sviluppo e solidarietà internazionale

"Nel settantesimo anniversario della Carta delle Nazioni Unite", la stessa che parla di "popoli" e non di "Stati membri", "la nostra razza umana sta ancora fallendo nel riconoscersi una grande famiglia". Dal convegno "Il coraggio di essere umani" in corso a Rimini, Mara Rossi, rappresentante permanente della Comunità Papa Giovanni XXIII alle Nazioni Unite, parla dei progressi ottenuti in questi decenni, ma soprattutto degli obiettivi non ancora raggiunti, a cominciare dallo scardinamento delle cause che oggi provocano squilibri e ingiustizie in un mondo dove "l’80 per cento delle persone non gode ancora di protezione sociale". "A livello di Nazioni Unite – afferma Rossi – ci sono fiumi di documenti che denunciano gli effetti negativi di uno sviluppo basato solo sulla crescita economica, ma questo modello ancora non è stato scardinato". Oggi c’è un forte dibattito all’Onu su due diritti fondamentali: sviluppo e solidarietà internazionale. "Sotto sotto, da parte di alcuni Paesi c’è la volontà di mettere da parte questi diritti – continua Rossi – perché si intuisce il loro aspetto rivoluzionario". Il diritto alla solidarietà internazionale, in particolare, "non deve essere riconosciuto solo post-factum, dopo che avvengono le tragedie e le calamità" e parte la gara di sostegno per quel Paese. "Occorre rimuovere le cause dell’ingiustizia". Cancellazione del debito pubblico, sviluppo di un commercio mondiale diverso: "Occorreranno anni per portare avanti questi obiettivi" ma anche la società civile deve fare la sua parte, "continuando a declamare dal basso il diritto a un vero sviluppo".

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