Cardinale Bagnasco: “denunciare le radici culturali” che fanno ritenere “plausibile” l’inammissibile

“Denunciare le radici culturali” che fanno ritenere “plausibile” ciò che un tempo era considerato inammissibile. E’ l’invito del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella prolusione al convegno “Il Vangelo della vita per un nuovo umanesimo – Sfide e prospettive a 20 anni dalla pubblicazione dell’Evangelium Vitae”, organizzato oggi a Roma dall‘Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute con alcune associazioni cattoliche del settore. “Non possiamo non sentire l’eco e il grido di tante vite spezzate”, ha osservato Bagnasco; tuttavia, “nonostante solenni dichiarazioni, questa voce dei deboli e dei poveri sembra un grido ormai attutito se non addirittura spento, e che sempre meno interpella la coscienza umana”. “Non vogliamo abituarci al fatto che il sangue di Abele continui ad elevarsi verso Dio. Non possiamo abituarci”, il monito del porporato, secondo il quale “un umanesimo che non si misuri efficacemente con le ali deboli della società è un’umanità disumana”. Per essere oggi “una presenza significativa – ha avvertito – occorre denunciare in modo concreto, puntuale e sistematico le radici culturali che tendono a far ritenere plausibile ciò che per molto tempo è stato ritenuto inammissibile. San Giovanni Paolo II 20 anni fa ha fatto proprio questo: entrare nel tessuto culturale per entrare nel contesto sociale”.

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