Matrimoni gay: Ognibene (Avvenire), "giudizio e pregiudizi" (2)

"È irresponsabile esibire – com’è accaduto ieri sera sui principali siti informativi italiani – nome, volto e biografia del giudice estensore della sentenza ‘reo’ appunto di essere un cristiano definendolo apertamente ‘fazioso’, ‘integralista’ e ‘omofobo’ – sottolinea Ognibene -, stabilendo che gli è negata la titolarità di libere opinioni in questioni sulle quali è in corso un confronto aperto nella nostra società, e trascurando che ogni atto di un organo giudicante come il Consiglio di Stato è collegiale (in questo caso i magistrati all’ opera erano ben cinque), non frutto di protagonismi incontrollati". È "troppo facile ricordare che giudici di ogni ordine e grado, e persino presidenti della Corte Costituzionale, hanno sinora potuto esprimere senza alcuna contestazione e in ogni sede il proprio pensiero su temi oggetto di sentenze discusse, delle quali erano stati parte in causa, senza che nessuno avesse nulla da eccepire, anzi". Dunque, "una libertà evidentemente garantita dal fatto che si trattava di verdetti in direzione diversa e qualche volta opposta rispetto a quello del Consiglio di Stato". In questo senso, "la pubblica gogna riservata invece a uno tra i giudici della sentenza sulle ‘nozze gay’, scatenando un’inquietante caccia all’uomo, segna il superamento di una soglia che occorre richiudersi alla svelta dietro le spalle prima che i semi dell’intolleranza si disperdano senza controllo".” “

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