Caso Charamsa: don Di Noto, “Essere sacerdoti è bello, difficile e scomodo”

“Siamo in tanti ad essere ‘perseguitati’ a causa del nome di Gesù, e ci sono anche altri oppressi, dimenticati, lesi nella loro dignità a causa dei sistemi ingiusti, inumani, corrotti. Anche chi difende i piccoli, i poveri, gli indifesi o chi è contro la mafia e la corruzione – economica, sociale, ideologica – è perseguitato. Solo chi è libero è perseguitato e ucciso. Solo chi è libero è libero e capace di subire la persecuzione”. Lo scrive don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, in una lettera in cui afferma che “se Charamsa scrive al Papa, io scrivo al prete che sono!”. “Ogni persecuzione deve essere denunciata, condannata e con forza resa pubblica per costruire un mondo nuovo, autentico e rinnovato”, continua don Di Noto, per il quale “se si ammette che la Chiesa condanna i ‘gay’ e gli ‘omosessuali’ non mi sono mai spiegato del perché sono a conoscenza di tanti fratelli nel sacerdozio hanno nella vita questo orientamento omosessuale e vivono il ‘celibato’ come me eterosessuale”. “Da ‘teologo’ preparato e intelligente come Charamsa – prosegue – non posso accogliere queste ‘pretese’. Il sacerdozio cattolico richiede, nella libertà, il celibato”. “Essere sacerdoti è bello, difficile e scomodo”, conclude don Di Noto, per il quale “nessuno ci costringe a fare i preti così come vuole la Chiesa Cattolica, una Chiesa in cammino di conversione, ‘meretrice e casta’, umana irrorata da quel ‘tra voi non sia così’ e dall’azione vivificante dello Spirito”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Mondo

Informativa sulla Privacy