50° Nostra Aetate: le testimonianze dei partecipanti all’udienza generale interreligiosa (3)

Partecipare all’udienza è stato "significativo e istruttivo". A parlare al briefing che ha seguito l’udienza generale interreligiosa di oggi è Swami Chidananda Saraswati, indiano e rappresentante dell’induismo. "Non è come imparare a conoscere le religioni attraverso la lettura di un libro. Essere qui, insieme, è diverso". Nostra aetate, assicura, "è molto ispirante anche per la spiritualità induista, soprattutto nel richiamo al rispetto della dignità umana e della natura. I valoro umani che esprime sono straordinari". Il musulmano iraniano Rasoul Rasoulipour racconta di avere imparato molto dalla spiritualità francescana. San Francesco, osserva, pur vissuto nel XIII secolo "è molto vicino al punto chiave di Nostra aetate, esortare gli insider a guardare agli outsider non più come ad estranei ma a fratelli. Un nuovo rapporto con gli ebrei, ampliato poi a tutte le religioni del mondo". Questa, conclude, "è per ma la migliore lezione della Chiesa cattolica". Per Rasoulipour "lo scopo di ogni religione è la pace, ma essa richiede il perdono e l’umiltà, come san Francesco". Al terzo incontro con il Papa, Rasoulipour lo definisce "un leader per tutti i leader". Sulla stessa linea Samani Pratibha Pragya, rappresentante del giainismo e unica donna presente al briefing: "Ho chiesto al Papa di pregare per me e lui mi ha chiesto di pregare per lui. Questa è vera umiltà".

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