Da Gaza a Kiev

Proprio nella giornata interconfessionale di preghiera per la Pace, il 27 ottobre scorso, le cronache ci riferivano in tempo reale dei più furiosi combattimenti avvenuti fin ad allora per terra e per marea tra Israele e Hamas. La pace come speranza sembra presentarsi purtroppo più spesso come miraggio; mentre la guerra, ogni forma di guerra è una costante continua nella storia (e preistoria) dell’umanità.

Proprio nella giornata interconfessionale di preghiera per la Pace, il 27 ottobre scorso, le cronache ci riferivano in tempo reale dei più furiosi combattimenti avvenuti fin ad allora per terra e per marea tra Israele e Hamas. La pace come speranza sembra presentarsi purtroppo più spesso come miraggio; mentre la guerra, ogni forma di guerra è una costante continua nella storia (e preistoria) dell’umanità. Una precondizione per la pace universale sarebbe che non esistessero armi, ma proviamo a immaginare se sarà mai possibile: dalla clava al supermissile nucleare non hanno fatto che moltiplicarsi e …inferocirsi programmando altri balzi diabolici. Altra ipotesi sarebbe che, pur in presenza di “irrinunciabili” arsenali, non si combattessero più guerre: proviamo a immaginare se anche ciò sia possibile (in futuro, s’intende, poiché il passato e il presente dell’umanità già si definisce e si studia come “storia di guerre”). L’assenza di guerre presupporrebbe assenza di contese e di prevaricazioni, di odio e di violenza, di aggressione e di vendetta, sulla base della pari dignità tra ogni persona e ogni popolo. Principio quest’ultimo riconosciuto e codificato nelle “Carte” internazionali, ma miseramente disconosciuto ad ogni livello.
La spietata guerra in Palestina, che, con migliaia di vittime (morti, feriti, sfollati), si è aggiunta tragicamente a quella in Ucraina, dove le vittime si contano a centinaia di migliaia (sarebbero quasi 300.000 i russi caduti, secondo Kiev), sembra dimostrarsi ancora più inestricabile di questa, poiché nasce da un nucleo ideologico e politico nefasto: c’è da una parte la volontà di eliminare, annientare gli ebrei, e smantellarne lo Stato, dall’altra la pertinace decisione di vendetta anche sopra ogni limite per sradicare da Gaza i terroristi di Hamas che, in combutta con i loro pari, puntano sul fanatismo religioso fino all’efferatezza per raggiungere il loro scopo, riversandovi persino buona parte dei finanziamenti e aiuti umanitari elargiti a livello internazionale alla Striscia. Certamente il loro capo, Ismail Haniyeh, che se ne sta al sicuro in Qatar – da dove osa lanciare messaggi sanguinari fino a dire che più bambini, donne e anziani palestinesi muoiono, più la “loro” causa avanzerà – non ha progetti di pace. Né ne ha Tel Aviv che ora mira soltanto, a sua volta, a stanare i terroristi dai tunnel di Gaza per sradicarli. La reazione di Israele alla deliberata provocazione belluina era in fondo lo scopo intermedio per ottenere la condanna di quante più nazioni possibile alla prevedibile operazione bellica che avrebbe sicuramente mietuto anche civili innocenti. L’appello al “cessate il fuoco” ha poche probabilità di successo per ora e chissà per quanto. Come non le ha avute da oltre venti mesi in Ucraina. Al vertice di Malta, convocato da Zelensky, hanno partecipato 66 Paesi tra Occidente e Sud globale per prendere in considerazione (come già a Gedda: in numero inferiore, ma là c’era anche la Cina…) il piano di pace proposto dall’Ucraina che, pur sembrando incontrare crescenti adesioni ragionevolmente sui primi quattro punti (sicurezza nucleare, sicurezza energetica, sicurezza alimentare, direzione umanitaria con il rilascio di prigionieri e deportati) ben difficilmente potrà spuntarla sul quinto e decisivo: ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e ordine mondiale (ma quale? Quello che in molti e sempre più decisamente da tempo vogliono sconvolgere?). E ora l’autunno? E poi l’inverno? Persino il leader bielorusso Lukaschenko, riconoscendo lo stallo sul terreno, sta invitando allo stop e al negoziato! Chissà se alla fine potrà ancora mediare lui… Mentre in Palestina, per ora, gli aspiranti mediatori sarebbero tanti, ma tutti inascoltati dai belligeranti se non concordano con il loro (unico) obiettivo.

Altri articoli in Mondo

Mondo

Informativa sulla Privacy