Odio e orrore. A quando pace?

L’orizzonte, anziché schiarirsi, si incupisce con quest’altra guerra scoppiata non lontano da noi, in quel Medio Oriente che è da sempre, purtroppo, una polveriera. Il tragico evento esploso il 7 ottobre mattina con l’attacco improvviso, plurimo ed efferato dei miliziani di Hamas contro Israele (1000 morti in un sol giorno, tra le due parti!) ha in qualche modo oscurato l’altra guerra tra Russia e Ucraina, del resto già relegata sempre più in fondo nelle cronache quotidiane, mentre mantiene e sviluppa quotidianamente tutta la sua carica micidiale. Sui drammatici fatti ancora in corso osiamo solo qualche balbettio, a margine delle tante analisi e dei numerosi commenti, peraltro sempre precari, dato l’imprevedibile evolversi della situazione.

L’orizzonte, anziché schiarirsi, si incupisce con quest’altra guerra scoppiata non lontano da noi, in quel Medio Oriente che è da sempre, purtroppo, una polveriera. Il tragico evento esploso il 7 ottobre mattina con l’attacco improvviso, plurimo ed efferato dei miliziani di Hamas contro Israele (1000 morti in un sol giorno, tra le due parti!) ha in qualche modo oscurato l’altra guerra tra Russia e Ucraina, del resto già relegata sempre più in fondo nelle cronache quotidiane, mentre mantiene e sviluppa quotidianamente tutta la sua carica micidiale. Sui drammatici fatti ancora in corso osiamo solo qualche balbettio, a margine delle tante analisi e dei numerosi commenti, peraltro sempre precari, dato l’imprevedibile evolversi della situazione.
La prima nota è relativa all’effetto “sorpresa”: Hamas, con l’aiuto di frange della Jjahd islamica, esse pure infiltrate a Gaza, e con il supporto conclamato degli estremisti iraniani, ha colpito lo stato d’Israele in modo inaspettato, avendo ben camuffato i preparativi e cogliendo una fase di estrema debolezza della nazione ebraica, dovuta alle contese e alle tensioni tra governo e opposizioni, anzi tra l’intera popolazione. Dire che Israele avesse abbassato la guardia è il minimo, per quanto non si capisca come sia potuto arrivare a tanto uno stato ritenuto simbolo della sicurezza e perennemente in allerta.
L’altra nota, forse ancora più evidente, è la molteplicità di azioni, scatenate per cielo e per terra dai guerriglieri terroristi di Hamas, e la loro spietatezza nell’infierire contro militari e civili, con esecuzioni sul posto e con rapimenti esemplari ai danni di chiunque si opponesse o semplicemente si trovasse sulla loro strada, facendone anche ostaggio ben calcolato. Culmine di siffatte operazioni possono essere ritenuti il massacro che ha lasciato sul terreno 260 morti tra i giovani partecipanti al rave party Nova Music Festival nel deserto vicino alla Striscia di Gaza, come pure i raid disumani a Sderot, la più grossa cittadina al confine, e, colmo dei colmi, la strage nel kibbutz Kfar Aza dove il sabato stesso sono stati massacrati a letto in 200, tra cui 40 bambini e neonati trucidati o decapitati: orrore impensabile e indicibile!
Comprensibile e prevedibile, a questo punto, la reazione di Israele che ha dichiarato subito di essere “in guerra”, ricorrendo a tutte le misure del caso: dalla ritrovata “unità nazionale” contro un nemico così feroce e persino beffardo alla chiamata alle armi di tutti i riservisti (ben 300.000!) alle incursioni massicce sulla Striscia, fino ad isolarla e a porla sotto assedio, nel tentativo non facile di liberare gli ostaggi (anche stranieri…) e soprattutto nell’intento di punire duramente gli audaci aggressori, ormai dileguatisi nei tunnel. Per quanto comprensibile, anche questa violenza però va condannata per tutta la sua sequela di distruzione e di morte. Purtroppo, nel permanente conflitto israelo-palestinese quella delle minacce e delle ritorsioni sembra da tempo la regola. In Italia, mobilitata a livello governativo e popolare a favore del diritto di Israele a difendersi, non mancano manifestanti pro-palestinesi o anti-Israele. E c’è da dire che i metodi adottati dallo stato ebraico in questi decenni nei territori occupati non sono stati dei migliori. D’atro canto, mentre si sta creando una normalizzazione dei rapporti con Israele in Medio Oriente ed esiste un certo dialogo con l’Olp (l’autorità ufficialmente rappresentante dei palestinesi), sono diabolicamente intenzionali le estremizzazioni operate da Hamas (e da Hezbollah) nel tentativo di ostacolare ogni intesa, agendo così anche a danno dei palestinesi stessi. Un punto a suo favore può ritenere di avere già raggiunto l’organizzazione estremista di Gaza nell’aver posto un freno a quello che sembrava un imminente accordo tra Israele ed Arabia Saudita. Ora tutto ricomincia, e nel peggiore dei modi.
E i “pellegrinaggi” in Terra Santa? Aspetto marginale di fronte a tanto disastro, ma anch’esso indicativo di quanto ardua sia una “normalità”, sempre rinviata.

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