Crisi in Venezuela. Vescovi: “Il Governo è il principale responsabile, la popolazione non ha i mezzi per far fronte alla mostruosa iper-inflazione”

I vescovi venezuelani, al termine della loro assemblea plenaria, offrono alla nazione un messaggio forte, drammatico e al tempo stesso carico di speranza. “Non temere, perché io sono con sono con te”, è il titolo dell’esortazione pastorale diffusa oggi, al termine dei lavori. Nel testo si definisce la situazione che sta vivendo il Venezuela “una grande tribolazione” e si spiega che “ai gravi problemi che abbiamo ripetutamente messo in rilievo nelle nostre esortazioni e comunicati, relativi alle aree dell’alimentazione, della salute, dei servizi pubblici (acqua, elettricità, comunicazioni e viabilità), della sicurezza personale, del posto di lavoro e del reddito, si sommano ora i problemi della circolazione del denaro e del trasporto pubblico”

“La situazione del Paese è sempre più grave. La maggior parte della popolazione non ha i mezzi per far fronte alla mostruosa iper-inflazione. La qualità della vita dei venezuelani, già fortemente precaria, si deteriora di giorno in giorno”. E la silenziosa “diaspora” provocata dalla crescente emigrazione, sta togliendo alla società forze preziose. Tuttavia “Dio è sempre a fianco del suo popolo” e in questo momento più che mai è necessario non arrendersi. Soprattutto i laici sono chiamati a far sentire la loro voce e a impegnarsi in politica. I vescovi venezuelani, al termine della loro assemblea plenaria, offrono alla nazione un messaggio forte, drammatico e al tempo stesso carico di speranza. “Non temere, perché io sono con sono con te”, è il titolo dell’esortazione pastorale diffusa oggi, al termine dei lavori. Nel testo si definisce la situazione che sta vivendo il Venezuela “una grande tribolazione” e si spiega che “ai gravi problemi che abbiamo ripetutamente messo in rilievo nelle nostre esortazioni e comunicati, relativi alle aree dell’alimentazione, della salute, dei servizi pubblici (acqua, elettricità, comunicazioni e viabilità), della sicurezza personale, del posto di lavoro e del reddito, si sommano ora i problemi della circolazione del denaro e del trasporto pubblico. In quest’ultimo caso, essendo evidente la scomparsa repentina del parco macchine, l’uso improvvisato di mezzi di trasporto senza controllo e criteri di sicurezza è diventato occasioni di tragedie in distinti punti del Paese, con perdite di vite umane e forti dolori per numerose famiglie”.

Governo “principale responsabile”. Nell’esortazione la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) affronta anzitutto il problema politico: “Il principale responsabile della crisi che stiamo attraversando è il Governo nazionale, per il fatto che antepone il suo progetto politico a qualsiasi altra considerazione, compresa quella umanitaria”. Del resto, “non si può pretendere di risolvere la situazione di un’economia in fallimento con provvedimenti di emergenza come borse della spesa o buoni”. Piuttosto,

è necessario mettere al primo posto dell’azione di governo “il cittadino, il venezuelano, l’uomo e le donne concrete e che soffrono e patiscono la situazione attuale”.

Ignorare il popolo, pur pretendendo di parlare a suo nome, è tipico “dei regimi totalitari, che finiscono sempre con il disprezzare la dignità della persona umana”.

Inedita astensione, elezioni illegittime. I vescovi tornano a criticare le elezioni di fine maggio, già definite illegittime, che sono servite solo “per prolungare il mandato dell’attuale presidente”. L’altissima astensione, “inedita in un’elezione presidenziale, è un silenzioso messaggio di rifiuto rivolto a coloro che pretendono di imporre un’ideologia di carattere totalitario, contro il parere della maggioranza della popolazione”. Estata così tolta dalle istituzioni attuali “l’elementare libertà di eleggere i suoi governanti in una giusta contesa elettorale, con autorità imparziali, senza frodi e favoritismi”. Tuttavia, secondo la Cev, “è suicida insistere in un cammino di auto-distruzione che si rivolgerà contro i suoi promotori”. Un accenno anche all’opposizione, chiamata “offrire al popolo alternative di cambiamento e a lavorare con più forza per il suo benessere”.

Un Paese in diaspora. Al fenomeno dell’emigrazione viene dedicato il secondo punto del documento. “Il Venezuela si sta trasformando in un Paese in diaspora”, scrivono i vescovi, che proseguono: “Mani che costruivano e producevano, menti che ricercavano e insegnavano, ci stanno abbandonando per andare in altri Paesi. L’emigrazione produce situazioni drammatiche: la dura lotta per trovare una sistemazione in un Paese straniero; la possibilità di cadere nel vizio o nella prostituzione, o in mano a reti di sfruttamento; lo stigma del rifiuto; la tristezza dei cari che restano qui; il ritorno in situazione di rovina da parte di coloro che non sono riusciti a trovare una collocazione”.

I vescovi riconoscono che “molte di queste situazioni hanno trovato sollievo grazie all’aiuto generoso che le Chiese sorelle dei Paesi vicini hanno dato ai nostri compatrioti. Le ringraziamo con tutto il cuore”.

Purtroppo però “chi se n’è andato, soprattutto i giovani, costituisce un talento umano che si sta perdendo per la costruzione del nostro Paese. Se ai venezuelani fosse stata offerta qualche speranza per il futuro, non avrebbero dovuto emigrare. Il Venezuela attende il ritorno dei propri figli per riprendere la via di un sano progresso”.

“I laici facciano politica”. La Parola di Dio ci assicura “Dio è sempre a fianco del suo popolo, in special modo nelle ore più difficili”. Si richiamano al libro dell’Esodo i vescovi venezuelani nella terza e quarta parte dell’esortazione pastorale. E precisano quindi i contorni del loro attuale e futuro intervento nella vita sociale e nel portare aiuto ai bisognosi. “La Chiesa – si legge nell’esortazione – “non pretende di sostituirsi, nel suo ruolo e nella sua vocazione, a coloro che si occupano di politica. Non aspira ad egemonizzare il panorama sociale e neppure a diventare forza di governo o di opposizione.

Tuttavia, stimola il laicato, debitamente formato e cosciente dei suoi doveri e diritti di cittadinanza, a far sentire la sua voce e a intervenire attivamente nella competizione politica, con il fine che gli alti principi e valori che a fede cristiana ci trasmette siano vissuti anche in ambito pubblico e si traducano in azioni che guardano al bene comune”. 

La Conferenza episcopale, infine, ribadisce l’invito alla solidarietà, facendo presente che le Diocesi e le varie istituzioni ecclesiali “hanno dato vita a una diffusa campagna di aiuto a coloro che sono più bisognosi, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione e l’accesso ai medicinali”. Un’azione da “proseguire e rafforzare, con l’appoggio generoso di tanti fedeli”. Senza però dimenticare, come già ribadito altre volte, la necessità di una trasformazione strutturale della società venezuelana.

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