Di cosa profuma settembre?

Settembre profuma di scuola. Ed è un profumo dolce e carico di ricordi, come quello dell’olea fragrans, un arbusto odoroso presente in tantissimi giardini del centro e delle prime periferie delle nostre città, i cui piccoli fiori gialli in questo stesso periodo dell’anno inebriano l’aria del loro intenso e caratteristico aroma. Lo ricorda anche Vittorio Sereni (1913-1983) nella sua poesia intitolata, appunto, Settembre: «Già l'olea fragrante nei giardini d'amarezza ci punge ...».

Settembre profuma di scuola. Ed è un profumo dolce e carico di ricordi, come quello dell’olea fragrans, un arbusto odoroso presente in tantissimi giardini del centro e delle prime periferie delle nostre città, i cui piccoli fiori gialli in questo stesso periodo dell’anno inebriano l’aria del loro intenso e caratteristico aroma. Lo ricorda anche Vittorio Sereni (1913-1983) nella sua poesia intitolata, appunto, Settembre: «Già l’olea fragrante nei giardini d’amarezza ci punge …». L’amarezza che il dolce profumo di questi piccoli fiori produce nell’animo del poeta è causata dal loro essere un inequivocabile segno della fine dell’estate e dell’arrivo, ormai prossimo, dell’autunno. Eppure, quando sento quel profumo nell’aria, mi pare di tornare ragazzo, spensierato, in bicicletta, ai tempi della scuola. Allora, come tutti gli adolescenti, sognavo il futuro e, ora che l’età adulta è arrivata, provo nostalgia per quei giorni in cui non ti curavi dell’orologio e la preoccupazione più cogente era il compito di matematica o l’interrogazione di latino del giorno successivo. L’olfatto è un senso potentissimo, capace di riattivare ricordi lontani, ma generalmente poco considerato rispetto ai suoi quattro fratelli maggiori (salvo forse per chi, con il covid lo ha temporaneamente perduto). Qualche settimana fa, aprendo una scatola contenente biancheria di una mia cara zia mancata già da dieci anni, ho provato un’emozione fortissima nell’essere raggiunto inaspettatamente da quel suo indimenticabile e caratteristico profumo di sapone e di lavanda. È stato, per un attimo, come averla di nuovo accanto a me. Ogni persona ha un suo profumo, così come ogni casa e, mi piace pensare, ogni mese dell’anno o tempo della vita. Non è il profumo dei de-odoranti (seppur in taluni casi indubbiamente utili o addirittura necessari!), delle acque di colonia o, più in generale, della moderna industria chimica della cosmesi. I profumi che caratterizzano davvero le nostre esperienze e si imprimono nella nostra mente sono il risultato di alchimie lente e imprevedibili, che distillano poco alla volta essenze uniche, riconoscibili solo dalle narici dell’amore e dalla memoria del cuore. Settembre, dicevo, profuma di scuola, ma per noi vicentini profuma indubbiamente anche di Monte Berico. È il profumo della misericordia e della speranza (perché dalla Madonna si sale soprattutto per confessarsi e per affidarsi), misto a quello della cera dei pavimenti del santuario sempre tirati a lucido, dell’amido delle vesti dei frati e delle piccole nubi di incenso che fluttuano tra le volte dopo i pontificali solenni. Anche qui i profumi aprono ai ricordi e il ricordo, non dimentichiamolo, è il fondamento della fede. Potremmo chiederci allora quale profumo ha la nostra fede o, prima ancora, di che cosa profuma la nostra vita. Se c’è in noi quel “buon profumo di Cristo” (2Corinzi 2,14), che il mondo vorrebbe far sparire, coprendolo di volta in volta di essenze seducenti o di miasmi soffocanti. Settembre, infine, ha il profumo del Creato, da riscoprire, da amare e da proteggere, assumendo anche nuovi stili di vita, più responsabili, consapevoli e sostenibili. I vescovi europei ci invitano a fare di questo mese per la salvaguardia del creato “un tempo di preghiera e di conversione”, ma forse la conversione ecologica inizia efficacemente non tanto quando si prende atto della puzza delle sostanze inquinanti, ma piuttosto quando si scopre di nuovo, stupiti, il profumo di una rosa: tesoro meravigliosamente delicato e prezioso che non può essere perduto.

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