L’Italia ha bisogno di un’opposizione credibile

La nave del governo Meloni ha preso il largo da quasi due mesi e non si può dire che stia affrontando acque tranquille, considerate le turbolenze e le crisi economiche internazionali che stanno minacciando anche il nostro Paese e che stanno costringendo l’esecutivo a varare la sua prima manovra di bilancio all’insegna della prudenza e della scarsità di risorse.

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

La nave del governo Meloni ha preso il largo da quasi due mesi e non si può dire che stia affrontando acque tranquille, considerate le turbolenze e le crisi economiche internazionali che stanno minacciando anche il nostro Paese e che stanno costringendo l’esecutivo a varare la sua prima manovra di bilancio all’insegna della prudenza e della scarsità di risorse.
Di un aspetto il primo esecutivo di destra-centro nella storia repubblicana, pare non doversi preoccupare: l’opposizione. Anzi le opposizioni, visto che Pd, 5Stelle e Terzo Polo procedono convintamente divisi e dunque incapaci di creare qualche difficoltà alla maggioranza. Per certi versi è un esito comprensibile considerate come sono andate le cose alle elezioni politiche. Nel contesto generale a rendere, peraltro, più incerto il quadro c’è, però, anche la crisi politica in cui si dibatte il Partito democratico.
Di fronte al disorientamento dell’attuale dirigenza del Pd torna in mente una delle canzoni storiche di Giorgio Gaber: “Destra-Sinistra” dove l’autore si chiede Che cos’è la destra? Che cos’è la sinistra?
La risposta alla domanda non è né semplice, né scontata. Su tale interrogativo, peraltro, e dunque su quale sia l’identità presente e soprattutto futura del partito fino ad ora guidato da Enrico Letta si sta giocando la partita precongressuale.
Davvero si pensa che per definire oggi la Sinistra basti abbracciare acriticamente, come è avvenuto in fase preelettorale, la battaglia dei diritti civili, aggiungere una spruzzatina di ambientalismo radical-chic e inneggiare a una certa acritica accoglienza?
Uno dei problemi principali di questo partito (come pure di altre forze oggi magari in maggioranza, come la Lega di Salvini) è il grado di credibilità che può ancora vantare presso gli elettori. Letta prese la guida del partito dopo che Zingaretti, a marzo 2021, se ne andò sbattendo la porta di fronte al ricatto delle correnti. Due anni dopo i candidati più accreditati alla segreteria distribuiscono a piene mani garanzie che con loro il correntismo finirà. In realtà la vera prova per il suo superamento, sarebbe la modifica della legge elettorale che ha consegnato nelle mani delle oligarchie dei partiti (di tutti i partiti, da Fratelli d’Italia alla Sinistra di Frattoianni) la composizione del Parlamento, esautorando noi cittadini di quello che dovrebbe essere il potere fondamentale in una democrazia degna di questo nome: la scelta dei propri rappresentanti. Il Pd non ha fatto nulla per modificare la peggiore legge elettorale della storia repubblicana, anzi i vari capibastone hanno approfittato per riaffermare il criterio della fedeltà dei candidati ben prima e ben al di là della competenza e rappresentatività.
La credibilità poi passa dalla scelta di una linea politica chiara. La questione si traduce molto semplicemente nello scegliere tra due scenari: il Pd riconosce le ragioni del Movimento 5Stelle e ammette di aver sbagliato a sostenere convintamente il governo Draghi o riafferma le proprie scelte e quindi rifiuta la tentazione di un nuovo abbraccio con Giuseppe Conte. Il tentativo di Letta di tenere assieme le due anime non ha futuro semplicemente perchè non risponde al quesito se il Pd sia (legittimamente) un partito di sinistra, oppure, (altrettanto legittimamente) una forza che esprime convintamente e in modo credibile una sintesi tra una prospettiva moderata e quella progressista. L’illusione di poter tenere assieme le due anime è stata smascherata dal risultato elettorale. Oggi il Paese ha bisogno di una opposizione credibile. Fosse anche “solo” per questa ragione, il Pd deve scegliere.

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