Chiampo e la banalità del male senza risposte

Giovedì scorso 17 marzo, in quella che poteva essere una normale giornata quasi primaverile, sei colpi di pistola hanno squarciato la comunità di Chiampo fino a quel momento tranquilla, come tante.

Giovedì scorso 17 marzo, in quella che poteva essere una normale giornata quasi primaverile, sei colpi di pistola hanno squarciato la comunità di Chiampo fino a quel momento tranquilla, come tante.
Diego Gugole, 25 anni, incensurato, ha ammazzato con due colpi, nell’abitazione dove viveva, prima il padre Sergio 62 anni, pensionato e poi, con altri quattro, la madre Lorena, 59 anni, casalinga, rientrata nel frattempo a casa. Quindi Diego Gugole, disoccupato, ha girovagato alcune ore fino a tarda sera, quando ha deciso di costituirsi ai Carabinieri. La motivazione raccontata agli inquirenti sarebbe il desiderio di appropriarsi dell’eredità dei genitori per potersi comprare un appartamento ad Arzignano. Il duplice omicidio ha portato la follia “dentro” casa nostra, in “quelli della porta accanto”, da parte di chi proprio non ti aspettavi. Tutte le reazioni sono di incredulità e di sconcerto. Le parole non bastano per racchiudere la tragedia che si è consumata. Come ha scritto il sindaco di Chiampo Matteo Macilotti in un post su Facebook “Qualsiasi parola in più pare inutile”.
“Perché?” è forse la domanda che più di altre riesce a condensare i mille interrogativi che, comprensibilmente, abitano le tante persone sconvolte da questo gesto estremo. Da giovedì sera questo avverbio interrogativo abita la comunità di Chiampo e non solo e sabato sera durante la preghiera davanti alla Grotta di Lourdes è stato rilanciato dal parroco don Vittorio Montagna in modo pressante, nella consapevolezza che, di fronte a certi drammi, risposte di consolazione possono arrivare solo dalla fede e non certo dalla ragione.
Questa domanda angosciante ci riporta alla memoria l’espressione “la banalità del male” che Hanna Arendt, politologa, filosofa e storica tedesca ha usato per dire del nazismo. Il male ha molto spesso il volto normale, quotidiano, magari apparentemente mite, irriconoscibile del vicino di casa. Il male può addirittura e incredibilmente avere i tratti dell’unico figlio che arriva ad uccidere il papà e la mamma. Questa consapevolezza dovrebbe indurci a essere più vigilanti, a custodirci di più reciprocamente, a prenderci cura davvero gli uni degli altri e a farci riscoprire il valore essenziale della comunità. Ciascuno di noi ha bisogno degli altri e la comunità, se sa alimentate relazioni autentiche e solidali, può aiutare a prevenire gesti di follia come quello che ha sconvolto la comunità di Chiampo.
Il duplice omicidio dei propri genitori di cui si è macchiato Diego Gugole lascia intuire, peraltro, quanto è profondo e insondabile il mistero dell’animo della persona umana. Ciascuno di noi può essere capace di cose stupende, di gesti eroici, ma anche di atti di violenza inaudita, come appunto sopprimere la vita di chi te l’ha donata. Questo mistero che riguarda ciascuno di noi, non toglie nulla della responsabilità del giovane che con un’arma semiautomatica, procurata al mercato nero, ha fatto fuoco sui genitori. Esso però ci suggerisce come lo stesso Diego sia vittima di se stesso, di questo mistero che alberga in ciascuno di noi e che in alcune occasioni prende la forma di un buco nero in cui la persona si perde e che anche per questo anche a lui va riconosciuta pietà. Diego Gugole si è schiantato contro il vuoto che, forse, aveva cercato di riempire con l’illusione dei soldi facili, preda di una delle tentazioni di questo nostra post modernità. E nel togliere la vita al papà e alla mamma, ha travolto la propria.

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