Tempo di unità

Condizionate dal coronavirus anche le manifestazioni per il 74° anniversario della proclamazione della Repubblica: nonostante le aperture già avviate a vari livelli, non era proprio il caso di esagerare rischiando assembramenti “ufficiali”.

foto SIR/Marco Calvarese

Condizionate dal coronavirus anche le manifestazioni per il 74° anniversario della proclamazione della Repubblica: nonostante le aperture già avviate a vari livelli, non era proprio il caso di esagerare rischiando assembramenti “ufficiali”. Proprio il dramma della pandemia ha segnato anche i due eventi nazionali attorno al presidente della repubblica Mattarella: il concerto al Quirinale, appunto in onore delle vittime del contagio, e la visita a Codogno, luogo simbolo dell’emergenza sanitaria. Le parole e i gesti di Mattarella diventano, ancor più in questa circostanza, punto di riferimento per tutti. Innanzitutto l’appello accorato ma fermo a qualcosa che viene prima della politica e ne segna il limite: “l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”. Non significa annullare la dialettica politica ma trovarne il verso senso che è il bene di tutti. “Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo”: frasi scultoree che delineano un programma per un impegno comune, per “non disperdere sacrifici, dolori e speranze”, per far fruttificare positivamente anche la svolta dell’Europa che finalmente sembra aver imboccato la strada di una più concreta solidarietà e di una maggiore unità tra popoli. A Codogno il presidente ha voluto andare “per rendere omaggio a tutte le vittime”, come ha fatto recandosi al camposanto, e “per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani che hanno affrontato con abnegazione la lotta contro il coronavirus”, annunciando un pubblico riconoscimento per loro. Di fronte alla composta manifestazione di Codogno quella che si era aperta a Roma da parte del centro-destra, un’ora dopo l’omaggio di Mattarella all’Altare della Patria, è apparsa stonata per molti aspetti creando persino impropri assembramenti. Il vicepresidente di Forza Italia Tajani si è sforzato di chiarire che non c’erano intenti divisivi ma invece la volontà di dimostrare a tanti italiani in difficoltà che non sono soli; ma alle sue parole hanno fatto riscontro altri slogan come quello gridato dagli altri leader “burocrazia zero e taglio delle tasse”, che, pur avendo valide motivazioni e potendo indicare una strada opportuna, rischiano di restare, appunto, solo slogan. Anche Berlusconi – ancora lui! qualcuno dirà, ma, di questi tempi, risulta essere più saggio di altri – si è mosso scrivendo una lettera al “Corriere” in cui, citando Mattarella e Visco, invita tutte le forze vive – pur senza confusione politica – a sedersi attorno a un tavolo per un progetto comune, convergendo sull’uso migliore delle sovvenzioni europee per investire in infrastrutture, ricerca, innovazione, formazione. Se si annuncia oltre 1 milione di nuovi disoccupati occorre davvero un piano più adeguato. Nonostante le restrizioni che ancora ci affliggono a livello sociale, civile e religioso, la strada sembra segnata e anche obbligata: ognuno nel suo ruolo è chiamato alla responsabilità per tutti.

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