Fare tesoro di un’esperienza

I dati sull’andamento epidemiologico che verranno resi noti nei prossimi giorni diranno se, dopo il lungo isolamento, avremo superato la prova della ripartenza; gli anni a venire, diranno, invece, se saremo riusciti a superare l’esame di “ maturità”. Abbiamo vissuto un’esperienza che nessuno di noi, grandi o piccoli, ricchi o poveri, aveva mai sperimentato, in eguale misura, nel corso della propria vita. Un’esperienza che, insieme a tanto dolore, ci lascia tante belle pagine di umanità.

foto SIR/Marco Calvarese

I dati sull’andamento epidemiologico che verranno resi noti nei prossimi giorni diranno se, dopo il lungo isolamento, avremo superato la prova della ripartenza; gli anni a venire, diranno, invece, se saremo riusciti a superare l’esame di “ maturità”. Abbiamo vissuto un’esperienza che nessuno di noi, grandi o piccoli, ricchi o poveri, aveva mai sperimentato, in eguale misura, nel corso della propria vita. Un’esperienza che, insieme a tanto dolore, ci lascia tante belle pagine di umanità. Un’esperienza della quale, comunque, dobbiamo fare tesoro, se vogliamo intraprendere un percorso virtuoso di cambiamento. A iniziare dai comportamenti altamente responsabili mostrati, come singoli e come collettività, nella prima fase della pandemia, a continuare con i tanti gesti di solidarietà raccolti. Non possono cadere nel dimenticatoio, ad esempio, le sartorie improvvisate per produrre le mascherine, introvabili; come pure la generosità di giovani che portano la spesa nelle abitazioni degli anziani; oppure, il poliziotto che conforta un vecchietto smarrito, o il paniere solidale di Napoli con la scritta: “Chi può metta, chi non può prenda”. Per non dire delle nostre strutture Caritas che, in condizioni proibitive, hanno moltiplicato i loro interventi a sostegno delle tante povertà emerse in questo periodo. E come dimenticare i medici e gli infermieri che si sono immolati per la cura degli ammalati e di quelli che, già in pensione, sono rientrati, volontariamente, in servizio, consapevoli dei rischi che correvano per la loro vita? E molti di loro, l’hanno perduta davvero! Se ci sono state delle note stonate, queste sono venute dalle Istituzioni che, a fronte di scelte efficaci, prese per frenare l’espandersi dell’epidemia, hanno mostrato vistosi limiti proprio in quegli ambiti che, più degli altri, giocano un ruolo strategico in queste emergenze. A iniziare dalla sanità, il settore dove, più degli altri, si sono rivelati fatali i tagli operati nel passato. Ma anche quello della comunicazione, spesso lacunosa e incerta, e l’altro, ancora più grave, della burocrazia che, con i suoi atavici cavilli, frena tutto e, forse, costringerà tanti operatori economici a chiudere per sempre. Le divisioni e le contrapposizioni fra le forze politiche hanno fatto il resto. Se, nonostante le sofferenze patite, vogliamo guardare con fiducia e speranza al nostro futuro, dobbiamo fare tesoro di questa esperienza, di tutto ciò che essa ha significato, nel bene e nel male, sia nella vita di ciascuno di noi che nell’intero sistema Paese. In una parola, insieme alle tante positività, dobbiamo avere il coraggio di tirare fuori tutta la polvere accumulata, nel tempo, sotto i tappeti. Proprio in questa circostanza si è avuta la prova dei guasti causati dalle mancate riforme in taluni settori strategici: oltre la sanità, la scuola, la ricerca e le infrastrutture. L’insegnamento a distanza, ma anche il lavoro da casa (smart working), solo per fare qualche esempio, hanno trovato un limite non solo nella mancata dotazione a tutte le componenti degli strumenti informatici, ma anche nelle carenze evidenziate dall’inadeguatezza della rete. Avere trascurato il settore della ricerca, ha comportato, inoltre,la fuga all’estero di tanti nostri ricercatori, rivelatisi preziosi in questa circostanza. Due aspetti, l’elevato debito pubblico e la scandalosa evasione fiscale, hanno mostrato, infine, quanto sia stato grave affrontare questa emergenza con le casse vuote. Nonostante gli aiuti dell’Europa – peraltro snobbati da talune forze politiche – gli interventi dello Stato a sostegno dell’economia segneranno un ulteriore aumento del debito che, come è noto, graverà tutto sulle future generazioni. Se è vero che tutte le crisi portano i nodi al pettine, questa è una di quelle che potrà segnare una svolta positiva sia nei modelli di vita – individuali e collettivi – che nel modo di fare politica, a condizione che si superi l’esame di “maturità”.

(*) direttore “La Vita diocesana” (Noto)

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