L’efferato omicidio di Marcello Bruzzese, compiuto il giorno santo di Natale, ha ferito in maniera profonda non solo la nostra comunità civile, nel suo ordine e nella sua legalità, ma anche e in un certo senso, ancora di più quella ecclesiale. Ha ferito la Chiesa che considera sacra e intangibile ogni vita creata da Dio. Ha profanato uno dei giorni più sacri dell’anno liturgico, il Natale del Signore. Ha spento una persona profondamente credente, che fino a pochi attimi prima di essere uccisa, aveva pregato il Rosario con la moglie e i figli. Così, come ha detto un sacerdote vicino alla famiglia: “Marcello è morto con il profumo dei nomi di Gesù e Maria ancora sulle labbra”.
Il messaggio della ‘ndrangheta è molto chiaro: la mafia non dimentica, anche a distanza di decenni, chi passa dalla parte del “nemico”, cioè dello Stato e gliela fa pagare, attraverso l’uccisione delle persone a lui più care. Lo fa nelle feste, affinché più nessun Natale sia sereno per quella famiglia. Lo fa in modo brutale, con trenta o più colpi, per mostrare il suo potere spietato e onnipresente.
Siamo allora tutti chiamati a domandarci: e ora quale dev’essere la risposta della comunità cristiana? Lo Stato certo risponderà con le indagini delle forze dell’ordine e della Magistratura. E noi credenti che dobbiamo fare oltre elevare la doverosa preghiera di suffragio per la vittima?
Non dovremmo forse stringerci intorno a queste persone che hanno deciso di scegliere la legalità e il diritto, invece che il sopruso e la prevaricazione? Dobbiamo considerarle un pericolo per la nostra sicurezza individuale? O non dovremmo forse alzare lo sguardo e fare fronte, tutti uniti, contro chi ci vuole intimidire? Non è una chiamata per tutta la comunità cristiana, pastori e fedeli, ad alzare forte la voce per dire grazie a chi paga col sangue le sue scelte di coerenza verso i valori dell’onestà e della legalità, denunciando invece chi manovra nell’estraneità delle leggi e nel tornaconto personale, per costruirsi un potere nemico della giustizia e della civile convivenza? Secondo la parola profetica: “Per amore di Sion, del mio popolo, non tacerò!” (Is 62,1).
Non dovremmo forse esercitare quel discernimento a cui tanto Papa Francesco ci invita, per vedere quali siano i veri problemi della nostra Italia e dove, anche fra noi, si annidino collusioni illegittime, azioni corruttive e illecite, invece di guardare soltanto agli immigrati come fossero tutti degli invasori o dei nemici?
Sono tante le domande che l’omicidio di Natale pone alle nostre comunità. Stare vicini alle famiglie colpite da questo lutto, è solo il primo passo di un cammino di lotta civile e non violenta, perché il nostro vivere insieme sia fondato sulla giustizia, sulla legalità e sulla solidarietà, come fortemente richiamato dal Presidente Mattarella, nel suo messaggio di fine anno. Solo allora il sacrificio di Marcello non sarà stato vano.