A Modena apre il Festival della migrazione. Appello al mondo dell’informazione: “Cambiare il punto di vista”

Si è tenuto il convegno “L’inclusione nella città. I media nella rete della migrazione”, evento inaugurale del Festival della Migrazione che ha preso il via oggi a Modena. Una mattinata, quella nell’aula magna dell’università di Modena e Reggio Emilia, in cui si sono alternati rappresentanti delle istituzioni pubbliche, vescovi e giornalisti per scavare tra le pieghe di un argomento di stretta attualità

Stringente, urticante, delicato. Tre le parole usate da Vincenzo Morgante – direttore di Tv2000 – per definire dal punto di vista giornalistico il tema dei migranti al convegno “L’inclusione nella città. I media nella rete della migrazione”, evento inaugurale del Festival della Migrazione (festivalmigrazione.word) che ha preso il via oggi a Modena.
Una mattinata, quella nell’aula magna dell’università di Modena e Reggio Emilia, in cui si sono alternati rappresentanti delle istituzioni pubbliche, vescovi e giornalisti per scavare tra le pieghe di un argomento di stretta attualità.
“È innegabile che questo tema – ha proseguito Morgante – ci metta alla prova. Il giornalista ha delle responsabilità per la scelta dei toni da usare, delle parole, per la verifica della notizia; dobbiamo ricordarci che la precisione è l’opposto della confusione”. A proposito dei termini corretti che dovrebbero essere usati quando si tratta di immigrati mons. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha rilevato che “le parole usate dalla stampa – una parte, perché c’è anche chi invece di fare informazione fa disinformazione – sono migliorate rispetto a qualche anno fa”. Ma Giovanni Rossi, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, parlando delle norme deontologiche e in particolare della Carta di Roma ha ricordato quanto ci sia ancora da fare perché

“molti colleghi non conoscono la differenza tra i termini extracomunitario, clandestino e richiedente asilo”.

Non una distinzione di poco conto se è vero che il compito dei media, come ha affermato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione vaticana, è quello di “costruire una identità nazionale e il primo mattone sta nella relazione ‘fai agli altri quello che vorresti facessero a te’. Da giornalisti cristiani dobbiamo essere portatori di verità non per imporla ma per proporla, dobbiamo mettere in rete quello che altri scartano, selezionare le notizie, dobbiamo cambiare il punto di vista e accettare la sfida del tempo che cambia. Assistiamo sempre di più a casi di narrazione rancorosa che creare divisione anche tra i cattolici”.
Che il tema delle migrazioni porti spaccature pure tra cristiani, lo ha sottolineato con preoccupazione anche l’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci: “È per me doloroso dire che nella nostra Chiesa locale ci sono segnali di chiusura. Si respira un’aria di sospetto e di ostilità.

Il clima di arroganza e di attacco sembra incidere di più anche nell’animo e nella mentalità di cristiani praticanti – lo dico per esperienza diretta – quando invece la Parola evangelica è una parola di mitezza”.

Si arriva a questo punto, ha ribadito mons. Zuppi, se “manca l’incontro e l’ascolto, dobbiamo ricordarci che l’altro non mi fa perdere la mia identità mi aiuta invece a capire chi sono. Eppure molte volte il problema dei migranti sembra essere solo una questione di sicurezza ma accoglienza e prudenza non sono alternative”. Non si può – ha ricordato il vescovo di Bologna prendendo spunto dal titolo del festival, “Umani 100%” – “rinunciare al nostro tasso di umanità”: “Se uno è in mezzo al mare va salvato non lasciato affogare”.
A proposito di quanto sta accadendo in tema di immigrazione con l’attuale governo si è scagliato con parole forti anche Gian Carlo Muzzarelli, sindaco di Modena: “Si è aperto un clima d’odio nella nostra comunità che è sempre stata accogliente.

Con il decreto sicurezza nel giro di pochi mesi ci saranno migranti che non avranno più una identità, non avranno più da mangiare, non avranno più una casa.

Noi non lasceremo nessuno sotto i ponti, stiamo predisponendo un piano con le realtà del volontariato e faremo tutto ciò che è democraticamente lecito contro il decreto sicurezza”. Il primo cittadino infine ha svelato che “c’erano dubbi se fare la terza edizione del festival visto il clima politico che stiamo vivendo. Invece lo abbiamo fatto perché è particolarmente importante e utile per costruire una comunità aperta e inclusiva”.

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