Dal reddito di inclusione a quello di cittadinanza. Rossini: “Ma il Reis può contrastare efficacemente la povertà assoluta”

Il documento proposto dall'Alleanza contro la povertà individua nel dibattito in corso cinque tipi di pericoli: il ripartire da zero come se nulla fosse stato fatto finora, perseguendo ancora una volta quell'idea di “riforma della riforma” che è un vizio non nuovo nella politica italiana; l'introduzione di un soggetto diverso (i Centri per l'impiego) nel coordinamento degli interventi, oggi affidato ai Comuni; la “frammentazione del welfare” con misure che si sovrappongono e si sostituiscono senza una logica di sistema; l'adozione di un “welfare discriminatorio” che escluda i non italiani, contraddicendo principi costituzionali, sentenze della Consulta e legislazione comunitaria; il rischio di dare la “priorità ai penultimi”

“Il Reis è lo strumento attraverso cui si può contrastare efficacemente la povertà assoluta”, afferma Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà. Con il documento “Una giusta risposta a chiunque viva la povertà assoluta” – che contiene le richieste del cartello di organizzazioni della società civile per la legge di bilancio 2019 – l’Alleanza rilancia dunque la sua proposta del Reddito d’inclusione sociale. Uno “strumento preciso”, tiene a rimarcare Rossini, in un momento in cui il dibattito sull’argomento appare piuttosto confuso, tra il Rei (Reddito d’inclusione), già in vigore per circa 2 milioni e mezzo di potenziali destinatari su 5 milioni di poveri assoluti, e la prospettiva del Reddito di cittadinanza, di cui ancora non si conoscono con precisione le caratteristiche.

“Il Rei – sottolinea il portavoce dell’Alleanza – ha rappresentato un passo avanti storico, ma ora serve un ulteriore passo avanti”, sia in termini di stanziamenti che di profilo dell’intervento.

Quanto al Reddito di cittadinanza, “sembrerebbe destinato a una platea più vasta” (in origine si era parlato degli oltre 9 milioni di persone in povertà relativa).

Ma l’Alleanza non si sottrare al confronto, anzi. “Il nostro è sempre stato un approccio concreto, che parte dai fatti e dall’esperienza, e questo – ricorda Rossini – ci ha sempre consentito di parlare con tutti, maggioranza e opposizione”. Il documento individua nel dibattito in corso cinque tipi di pericoli: il ripartire da zero come se nulla fosse stato fatto finora, perseguendo ancora una volta quell’idea di “riforma della riforma” che è un vizio non nuovo nella politica italiana; l’introduzione di un soggetto diverso (i Centri per l’impiego) nel coordinamento degli interventi, oggi affidato ai Comuni; la “frammentazione del welfare” con misure che si sovrappongono e si sostituiscono senza una logica di sistema; l’adozione di un “welfare discriminatorio” che escluda i non italiani, contraddicendo principi costituzionali, sentenze della Consulta e legislazione comunitaria; il rischio di dare la “priorità ai penultimi”. Ma quando c’è un problema di disponibilità di risorse

“l’unico criterio di equità è che si parta dai più poveri”,

commenta Cristiano Gori, ideatore e coordinatore scientifico dell’Alleanza. “La politica contro la povertà assoluta – spiega il sociologo “padre” del Reis – va differenziata dagli altri interventi”. In questa chiave, mentre saluta positivamente la prospettiva di un potenziamento dei Centri per l’impiego (CpI), prevista dal governo, Gori valuta con preoccupazione l’ipotesi di spostare dai servizi sociali dei Comuni a tali Centri il coordinamento degli interventi contro la povertà assoluta”. Innanzitutto perché “la povertà assoluta non è legata solo al lavoro”; in secondo luogo perché il potenziamento dei CpI richiede tempi tali da mettere a rischio, nel frattempo, l’erogazione del Rei; infine perché proprio per poter rafforzare il ruolo dei CpI bisogna evitare di caricarli anche della “governance” delle misure contro la povertà assoluta.

Bisogna piuttosto ripartire dall’attuale Rei “per migliorarlo e rafforzarlo”, apportando anche “robusti cambiamenti” a partire dalle esperienze concrete che stanno maturando nei territori.

L’obiettivo è arrivare, con il Reis, a “una risposta definitiva e ben strutturata per tutti i poveri assoluti: questo è il salto che si deve fare”. 

In termini economici, il documento dell’Alleanza chiede che l’importo medio mensile passi dagli attuali 206 euro del Rei a 396 euro, così da colmare la differenza tra la soglia di povertà e il reddito disponibile. Per adeguare gli importi e coprire tutta la platea dei poveri assoluti, occorre quindi che “l’imminente legge di bilancio sciolga definitivamente il nodo dei finanziamenti, stabilendo che al più tardi dal 2012 – ultima annualità di sua competenza – la misura venga dotata stabilmente dei 5,8 miliardi annui ulteriori necessari”.

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